Pierre Jodlowski per Maggio Elettrico

L'elettroacustica in tempo reale

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Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Sala Orchestra

4 giugno

Rinsaldando la collaborazione con il centro Tempo Reale, il Maggio Musicale Fiorentino ha ospitato anche quest’anno la rassegna Maggio Elettrico, nel cui programma spiccava la presenza del compositore francese Pierre Jodlowski, affiancato in scena dalla pianista polacca Małgorzata Walentynowicz. Nativo di Tolosa, classe 1971, Jodlowski proviene dal circuito dell’IRCAM, l’istituto di ricerca musicale di Parigi fondato nel 1976 da Pierre Boulez.

Per l’occasione ha presentato tre composizioni tratte dal ciclo Séries, per pianoforte e live electronics, ispirato ai colori e ai legami filosofici e psicologici che ne derivano. Piazzatosi dietro al banco della regia e affiancato da Francesco Canavese, Giovanni Magaglio e Francesco Vogli di Tempo Reale, Jodlowski ha interagito con Walentynowicz in tempo reale – è proprio il caso di sottolinearlo! – impiegando le proprie apparecchiature elettroniche.

Come il titolo stesso suggerisce, Série cendre (2022) evoca la cenere e fonda il suo sviluppo sulla lenta aggregazione di cellule e la loro conseguente, progressiva disgregazione. La produzione di impulsi e segnali elettronici, come una sorta di codice, invita la pianista a dialogare con secchi blocchi accordali, anche eseguiti sulle due ottave estreme della tastiera, clusters, ma a sfruttare al tempo stesso una gamma dinamica abbastanza ampia. Piuttosto esteso, il brano richiede a Walentynowicz ferrea concentrazione e anche uno sforzo fisico non trascurabile.

Série blanche (2007) propone una sorta di sdoppiamento elettroacustico tra lo strumento in scena e il suo alter ego elettronico, in un intreccio a tratti anche godibile di contrapposizioni, sovrapposizioni e stratificazioni. Niente a che fare, ovviamente, con i procedimenti iterativi del minimalismo. Piuttosto, un gioco di specchi che si dipana per progressivo e metodico accumulo.

Collegato a Série blanche senza soluzione di continuità, Série rouge (2017) – con il rosso che richiama il sangue – esalta e valorizza la componente ritmica, concentrandosi ancor di più, se possibile, sugli aspetti timbrici. Nella dialettica e nella combinazione con l’elettronica il pianoforte si snatura, almeno in parte, e si svincola – qui più che altrove – dal ruolo assegnatogli dalla tradizione. Nel finale il gesto stesso assume una duplice valenza di significato/significante. Infatti, l’esecuzione prevede che Walentynowicz abbandoni la tastiera per circoscrivere il perimetro dello strumento, percuotendone la cordiera e sfregandone i bordi con un archetto. Azione scenica tutt’altro che banale; piuttosto, densa di significati politici, soprattutto in un’epoca di folle e cieca violenza come quella attuale.

Tre quarti d’ora di musica elettroacustica per fortuna priva di vuoti ermetismi, la cui impronta sperimentale tocca invece la sensibilità dell’ascoltatore e vi penetra a fondo. Non è un caso che il pubblico presente abbia tributato una reazione calorosa alla performance di Jodlowski e Walentynowicz, nonché alla meritevole opera di divulgazione condotta da Tempo Reale.

Enzo Boddi

Foto cortesia di Tempo Reale

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