AUTORE
François Couturier / Dominique Pifarély
TITOLO DEL DISCO
«Preludes and Songs»
ETICHETTA
ECM
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Pianoforte e violino, un format classico. Almeno sulla carta, dato che pure nel jazz gli incontri tra i due strumenti sono avvenuti con una certa frequenza: pensiamo ai dialoghi tra McCoy Tyner e Stéphane Grappelli o a quelli, più in odore d’avanguardia, di Muhal Richard Abrams con Leroy Jenkins. Senza dimenticare, in tempi recenti, il secondo capitolo del sodalizio tra Lucian Ban e Mat Maneri immortalato su ECM in «Transylvanian Dance», tra i dischi più intensi dell’anno passato, feconda miscela di folk e improvvisazione. Ma le cose possono cambiare se i protagonisti si chiamano François Couturier e Dominique Pifarély. Negli ultimi quattro decenni il pianista e il violinista francesi – accomunati fin dall’inizio degli anni Ottanta dalla militanza nello Swing String System del contrabbassista Didier Levallet – hanno condiviso vari progetti e con diversi organici, ma soprattutto «Poros», un album del 1997 uscito sempre per l’etichetta di Monaco di Baviera. «Preludes and Songs» non è però la mera ripresa di un discorso cominciato all’epoca, bensì un nuovo inizio: «Volevamo partire dal punto che ciascuno di noi aveva raggiunto durante questa lunga pausa. Abbiamo quindi dovuto prestare molta attenzione alla personalità musicale dell’altro, poiché nel frattempo avevamo costruito idee e forme diverse», sottolinea Pifarély. Couturier, preparazione classica, mente aperta e spirito indipendente, è capace di muoversi a tutto campo. Vanta un percorso che fa zapping tra jazz e world (con il virtuoso di liuto Anouar Brahem), tra fusion (al fianco di John McLaughlin) e musica da camera (il suo Tarkovsky Quartet si ispira alle atmosfere del grande cineasta russo scomparso nel 1986).
Pifarély, dal canto proprio e fatte le debite differenze, è un altro battitore libero. Nella sua carriera ha affiancato figure chiave del jazz transalpino (Eddy Louiss, Louis Sclavis) e ha messo il suo violino al servizio di leader assai diversi, da Mike Westbrook a Tim Berne, passando per Rabih Abou Khalil e per Stefano Battaglia. Ed è anche uno sperimentatore infaticabile, attento in modo maniacale ai timbri e alle sfumature. In questo senso il loro nuovo progetto è esemplare. L’album è stato registrato nella Reitstadel di Neumarkt, una storica sala tedesca rinomata per la musica classica, dove ogni minima sfumatura acustica viene catturata fedelmente e risuona purissima nello spazio. E ai vari preludi – due di Couturier e altrettanti del collega, che firma anche un altro paio di composizioni, l’umbratile Vague e What Us – fanno da contrappunto le «canzoni». Si tratta per lo più di standard jazz che si insinuano di soppiatto nelle evoluzioni sonore del duo (in coda a Les Ombres I fa capolino Lament di J.J. Johnson, mentre dietro Song for Harrison spunta Solitude di Duke Ellington). Forse, però, il momento più emozionante del disco – che si conclude con I Loves You Porgy di George Gershwin – è l’insolita ripresa de La chanson des vieux amants di Jacques Brel: dopo la pacata introduzione pianistica, tocca al violino disvelare a poco a poco la melodia, lasciandola tuttavia come sospesa e incompiuta nel finale. Un album in equilibrio tra improvvisazione da camera e musica contemporanea dove nulla è scontato, e che rivela inedite nuances a ogni nuovo ascolto.
Ivo Franchi
DISTRIBUTORE
Ducale
FORMAZIONE
Dominique Pifarély (viol.), François Couturier (p.).
DATA REGISTRAZIONE
Neumarkt, ottobre 2023.