Dal racconto biblico alle mitologie greche, norrene, indiane, l’arcobaleno ha una potenza semantica ed evocativa smisurata. Ne ha scritto la sua personalissima versione anche Carlo Boccadoro, tra i più importanti compositori contemporanei nel panorama internazionale, utilizzando – per la prima volta nella storia – una scrittura per percussioni e violoncelli solisti con orchestra. Rainbow è una sfida nell’utilizzo di colori del tutto nuovi, per raccontare in suoni le divinazioni e le visioni dell’artista, svincolato dagli angoli dell’attualità e aperto alla condivisione con le articolazioni creative della parte migliore dell’umanità. Il viaggio di questa inedita composizione partirà, non a caso a Biella, domenica 1 giugno alle 17 nel cuore della Cittadella Fondazione Pistoletto con l’Orchestra LaCorelli di Cesena, diretta da Jacopo Rivani, e con solisti di grana fine come Camilla Patria al violoncello e Ivan Mancinelli alle percussioni. L’incontro con il compositore, la cui conversazione integrale, ricca di visioni sul jazz e la musica contemporanea, sarà prossimamente disponibile sul nostro giornale, è l’occasione per raccontare da una prospettiva privilegiata la storia da cui è nato Rainbow, commissionato dal Verein Halleiner Schlagwerkstatt di Hallein (a un passo da Salisburgo e festival musicale delle percussioni tra i più interessanti al mondo) e da NISI ArteMusica. Luogo simbolico d’abbrivio per una nuova pagina di repertorio musicale, che non a caso parte da uno dei luoghi simbolici e d’elezione per avvicinare le nuove arti.

«L’arte è l’espressione più sensibile ed integrale del pensiero ed è tempo che l’artista prenda su di sé la responsabilità di porre in comunicazione ogni altra attività umana». Sono passati trentun anni da quando Michelangelo Pistoletto pubblicò il suo manifesto artistico, a un passo dalla fondazione, nel 1998, della Cittadella, che oggi è uno dei cuori pulsanti per la promozione delle nuove arti, che si rendano duttili al confronto e alla integrazione tra i rispettivi linguaggi creativi. Una storia lunga, quella dello stabilimento biellese dove oggi sorge la visionaria Fondazione, che andrebbe fatta partire dal Trecento, quando la Corporazione della lana portò i primi segni tangibili di ricchezza a Biella e nel territorio biellese. Fu proprio da un’architettura industriale medievale che, nel 1871 Emilio Trombetta riuscì, dopo una causa civile, ad ottenere gli spazi per costruire uno dei più importanti opifici piemontesi, che nel progetto di riqualificazione divenne una sorta di Corte nel cui ampio chiostro si tenevano eventi culturali e concerti a beneficio dei cittadini e di quanti erano impiegati nella tessitura. Chiusa in pieno fascismo nel 1934, a un passo dai disastri della guerra, quell’architettura antica è risorta dopo otto anni di lavori, tra il 1991 e il 1997, per essere destinata al progetto di Pistoletto. Una delle molte storie di riconversione dell’archeologia industriale che legano luoghi un tempo destinati alla produzione e oggi inseriti nella Rete Museale Biellese dove, per il tredicesimo anno, si svolge la rassegna «Suoni in movimento», un itinerario culturale destinato a creare un ponte tra passato e presente e, con maggiore ambizione, un legame possibile tra le più alte forme di espressione artistica e ciò che appartiene all’oltre mondo, l’inconoscibile cifratura della divinità. E se il ponte è la figura retorica per raccontare le interconnessioni, l’arcobaleno (Rainbow) è insieme metafora spirituale e concretissima espressione nella musica del Maestro maceratese.

Partiamo da ciò che possiamo leggere nel programma della rassegna: una musica per percussioni e violoncelli solisti balza agli occhi come una novità assoluta. Com’è nata l’idea?
A mia conoscenza è l’unico brano mai scritto per questo organico. Sono in teoria due cose che si annullano l’una con l’altra, perché il rischio è che le percussioni sovrastino i violoncelli; quindi, la sfida è stata far sentire i solisti (per fortuna solo con archi e non con una grande orchestra) in modo chiaro. Sono tranquillo perché che l’esecuzione è affidata a Camilla Patria, che conosco da anni, e Ivan Mancinelli, due musicisti dei quali ho grande stima. Certo, il violoncello è notoriamente complesso da inserire in una grande orchestra, perché diventa difficile sentirlo, è un problema di natura fisica (accade anche nel Concerto per violoncello e orchestra di Dvořák). Quindi, per farli sentire entrambi ho voluto in alcuni punti alternarli, in altri alleggerire le parti di orchestra, oppure facendoli suonare in registri molto diversi. Considera che non ho ancora avuto modo di sentirlo eseguito, ma mi hanno garantito i musicisti che riescono a interpretarlo, ascoltandosi reciprocamente senza problemi. Speriamo quindi che la sfida sia vinta.
Che ruolo ha avuto l’armonia nella scrittura?
Non è stato difficile, perché le percussioni non sono strumenti senza note, ma c’è una parte molto importante affidata alla marimba e un’altra al vibrafono, che sono strumenti che conosco bene, avendo fatto il percussionista per trent’anni e, anzi, il brano si apre con la marimba e accordi di natura molto jazzistica, per così dire. Non è, però, una imitazione di quel linguaggio (anzi detesto quei compositori che scrivono il finto jazz classico per musicisti classici, perché diventa una parodia). Gli accordi che io utilizzo sono quelli che puoi trovare ascoltando Herbie Hancock o Bill Evans.
Più modale che tonale?
No, in realtà io non scrivo musica tonale, è completamente astratta. Ho avuto un periodo neo-tonale per alcuni anni, ma le mie composizioni non hanno più alcuna relazione con la tonalità in senso proprio; tuttavia, gli accordi che uso hanno un misto di cromatismi o combinazioni che si utilizzano nei dischi del quintetto di Miles Davis, Wayne Shorter o Tony Williams. Sono armonie che mi hanno molto influenzato e quindi rifluiscono quando compongo.

Come ha conosciuto gli organizzatori del Festival delle percussioni di Hallein, insieme a NISI ArteMusica, che le hanno commissionato Rainbow?
A dire la verità non li ho proprio conosciuti! Sono stato contattato da Sergio Patria, che è il padre di Camilla al violoncello, tramite gli organizzatori del Festival di Biella che sono, a loro volta, riusciti a coinvolgere Hallein… Ho solo una lettera di commissione, ma, a parte tutto, so che è un festival molto importante quello tedesco perché ci ha suonato il mio amico Andrea Dulbecco, che è anche un grande vibrafonista jazz, e mi ha detto che il posto è bellissimo; in effetti mi dispiace non esserci, ma contemporaneamente sto dirigendo al Petruzzelli di Bari e quindi giocoforza dovrò perdere l’esecuzione di Rainbow laggiù. Ma certamente per le percussioni è una rassegna di riferimento. Per tornare al brano, aggiungo comunque che avevo già scritto due concerti per percussioni e orchestra; questo, invece, è il primo «misto». Oltre ai livelli di difficoltà cui accennavo prima, ce n’è stata una terza: il rapporto tra violoncello e l’orchestra, che complica ancor di più la sfida. Soprattutto nel terzo tempo, perché il percussionista ha voluto utilizzare un vero drum kit, quindi con i tom, la cassa e così via e lì nascono i problemi, perché finché è marimba o vibrafono ci si può lavorare meglio (ho già scritto in duo per violoncello e vibrafono); ma quando metti tamburi, tom e piatti diciamo che il non voluto «effetto John Bonham» è dietro l’angolo… Violoncellisti che abbiano suonato con lui non mi risultano.

Michelangelo Pistoletto ha definito l’arte come una «ambiguità tra una parte mentale astratta e una parte concreta, fisica»”: è questo lo spirito che lega la composizione musicale all’arte promossa alla Cittadella?
È esattamente questo! Aggiungo che qualunque musica che abbia un senso è fatta così, la musica fatta solo di istinto non regge, a meno di non essere Paul McCartney, ma pure lui – ammesso che non conoscesse bene la teoria musicale – è sempre ricorso a una composizione molto pensata, sa esattamente cosa vuole. Se la musica è solo istinto o solo pensiero non può funzionare, anzi ha fatto disastri notevoli nell’avanguardia. Occorre trovare un bilanciamento tra progettazione e momenti in cui ci si lascia andare. È un discorso che riguarda qualunque linguaggio musicale, a partire dal jazz!
Domenica 1° giugno 2025
BIELLA – Cittadellarte Fondazione Pistoletto
ore 16.30 L’Arte contemporanea: dialogo aperto al pubblico
a cura di Michelangelo Pistoletto e Carlo Boccadoro
ore 17.00 concerto
“RAINBOW”
– Béla Bartok (1881-1945): Danze Rumene
– Carlo Boccadoro (1963): Rainbow (prima esecuzione assoluta; commissione dell’Halleiner Schlagwerkstathalleiner e dell’Associazione Nuovo Insieme Strumentale Italiano)
– Ottorino Respighi (1879-1936): Antiche danze
– Gustav Holst (1874-1934): Saint Paul Suite
Orchestra d’archi LaCorelli
Jacopo Rivani, direttore
Solisti: Camilla Patria violoncello, Ivan Mancinelli percussioni