ENRICO PIERANUNZI «Improclassica» e LUIGI MARTINALE «Invisible Cities»

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AUTORE

Enrico Pieranunzi / Luigi Martinale

TITOLO DEL DISCO

«Improclassica» e «Invisible Cities»

ETICHETTA

Abeat

______________________________________________________________

Swing e sinfonica, opposti che si attraggono. L’incontro tra un gruppo jazz e una grande orchestra classica è una sorta di fiume carsico che attraversa la storia della musica improvvisata, scorre sotterraneo e poi, periodicamente, riemerge in superficie (come benissimo insegnava, tra i tanti, John Lewis). Accade anche oggi grazie a due album made in Italy, pubblicati dalla stessa etichetta (Abeat) ed entrambi firmati da pianisti: Luigi Martinale e Enrico Pieranunzi. Il primo non è nuovo a progetti di questo genere. Già in un album precedente («Sundials’ Time», uscito nel 2018 sempre per la medesima casa discografica), il musicista e compositore piemontese era riuscito a mettere insieme il suo trio e il Coro di voci bianche del Teatro Regio di Torino: un tentativo di fondere suoni e timbri di tradizione classico-sinfonica e cultura afroamericana. Qui fa il bis schieran-do un quartetto la cui voce principale è quella del sassofonista tenore e soprano Stefano Cocco Cantini. Il tutto sostenuto da archi, flauto, clarinetto e corno francese dell’orchestra da camera del conservatorio Ghedini di Cuneo. Il titolo rimanda a un celeberrimo libro scritto da Italo Calvino mezzo secolo fa, Le città invisibili: uno spunto immaginifico e onirico di cui il leader si serve per creare una serie di otto bozzetti musicali freschi, ariosi e melodicamente ispirati.

Luigi Martinale Invisible Cities

Più complesso, riuscito e anche fecondo quanto a implicazioni estetiche è invece il lavoro di Enrico Pieranunzi. In questo periodo il grande pianista capitolino registra parecchio e mette in pista un progetto dietro l’altro, riuscendo miracolosamente a coniugare quantità e qualità. E tuttavia nell’opus dell’artista «Improclassica» riveste un’importanza cruciale. Felicemente diviso tra formazione accademica e attrazione fatale per la musica improvvisata («Il mio è un ménage à trois in cui la classica fa la parte della moglie, mentre il jazz è l’amante», scherza, ma non troppo, il pianista), Enrico firma un autentico progetto di sintesi tra due mondi. 

Dalle travolgenti atmosfere mediterranee di Sicilyan Dream alle gustose variazioni romantiche di Mein Lieber Schumann, fino al leggiadro omaggio a Erik Satie (Gymnosatie), la musica di Pieranunzi vola, anche grazie ai pregevoli arrangiamenti del direttore d’orchestra Michele Corcella. Ma il gioiello più prezioso si ascolta alla fine dell’album: è Suite 785, in cui il pianista individua una sequenza di note analoghe tra una pagina di Bach (BWV 785 – Invenzione a due voci n. 14 in Si bemolle maggiore) e uno standard del jazz come Sweet Georgia Brown. E ancora una volta nella musica del nostro leggerezza ed esprit de finesse si tengono per mano.

Ivo Franchi

DISTRIBUTORE

IRD

FORMAZIONI

Enrico Pieranunzi (p.), Luca Bulgarelli (cb.), Mauro Beggio (batt.), Michele Corcella (arr., dir.), orchestra «I pomeriggi musicali».

Stefano Cocco Cantini (sop., ten.), Luigi Martinale (p.), Yuri Goloubev (cb.), Cesare Zaza Desiderio (batt.), Orchestra da camera del conservatorio Ghedini di Cuneo, Bruno Mosso (dir.).

DATA REGISTRAZIONE

Milano, 23-26-4-24 e Bricherasio, marzo-giugno 2025.

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