Un progetto orchestrale che parla di identità, cambiamento e responsabilità artistica. Di seguito un breve estratto dell’articolo che verrà pubblicato sulla rivista Musica Jazz.
Il progetto prende vita dal vivo con il New Me Tour, che da dicembre porterà la Marcello Sutera Orchestra nei teatri italiani: spazi in cui la musica ritrova la sua dinamica naturale, il contatto con chi la vive e una dimensione d’ascolto autentica.

Il tour parte il 9 dicembre al Teatro Supercinema di Santarcangelo di Romagna con Kelly Joyce come special guest e l’opening di Filippo Tirincanti.
Il 10 dicembre approda al Teatro Panettone di Ancona, con Fabrizio Bosso e Mario Rosini, apertura di Filippo Tirincanti e Chiara Bincoletto.
L’11 dicembre l’orchestra sarà al Teatro Dragoni di Meldola con Greg Rega (opening Ranaway).
Il 13 dicembre tocca al Teatro Testoni di Bologna, con Alfredo Golino e Francesca Tandoi, preceduti da El V and The Gardenhouse e Serena Zaniboni.
Il 16 dicembre l’ensemble si sposta al Teatro Gonzaga di Mantova, con Nick The Nightfly e Sagi Rei.
Il 18 dicembre è la volta del Politeatro di Milano, con Tony Momrelle (lead vocalist degli Incognito) ed Emiliano Pari (opening Michele Monestiroli e Francesco Benotti).
Chiusura il 20 dicembre al Teatro Socjale di Piangipane, con Sulene Fleming (opening Messalina Fratnic e Agostino Raimo).
Biglietti online su liveticket
*********************************************************
Il titolo New Me suggerisce un ripensamento profondo. Cosa c’è di davvero “nuovo” in questo tuo modo di scrivere e dirigere?
Il “nuovo” non è un cambio di direzione improvviso, ma un cambio di postura. Per molti anni ho suonato e scritto dentro contesti diversi, spesso al servizio di altri progetti, con lo sguardo rivolto alla forma esterna della musica. Con New Me ho messo al centro la mia responsabilità artistica: chiedermi non solo come suono, ma perché. Ho lavorato togliendo, non aggiungendo. La scrittura non cerca di impressionare: cerca di dire la verità del suono, la sua fragilità, la sua necessità. Ho lasciato più spazio all’ascolto reciproco tra i musicisti. Non è un ritorno alle origini, ma, dici bene, è un modo diverso di abitare la musica, senza protezioni, senza ruoli rigidi. Quello è il “nuovo me”.
Cosa resta, per te, dopo aver detto “New Me”?
Resta un cammino aperto. New Me non è un punto di arrivo, è un passaggio di consapevolezza. Resta la necessità di continuare a cercare un suono che abbia senso, che sia vivo e responsabile verso il mondo che attraversiamo.
Resta la volontà di non mentire alla musica né a me stesso.
Marina Tuni