Quando questo disco prese a fiorire, nell’estate del 1984, John Zorn aveva trentun anni ed era noto solo presso i circoli del jazz estremo, per certi suoi interventi in tema di improvvisazione che lo avevano portato a lavorare soprattutto su una serie di game pieces, in cui i musicisti coinvolti si esprimevano liberamente all’interno di determinate regole di struttura. Fu il suo manager di allora, Yale Evelev, a chiedergli di cambiare spartito, attingendo alla sua enciclopedica cultura; fra le mille cose era un appassionato di cinemusica, dunque perché non un personale omaggio a Ennio Morricone? Zorn fece resistenza. Amava quella musica ma era convinto che fosse in qualche modo «perfetta», intoccabile; e poi si sentiva un compositore, un improvvisatore, il ruolo di traduttore gli pareva un minus. A fargli cambiare idea provvide Hal Willner, che giusto in quei primi Ottanta stava cominciando a elaborare i suoi celeberrimi omaggi. Willner coinvolse […]
«The Big Gundown»: l’omaggio a Ennio Morricone dello scettico John Zorn
Compie quarant’anni l’intuizione di un disco che ha segnato un’epoca, anche per il suo autore

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