A lungo, nelle sue varie epoche e incarnazioni, la casa di Jimmy Rushing e di Joe Williams (e, con forse minor clamore ma altrettanto significativamente, di Lady Day e di Helen Humes), l’orchestra di Count Basie, tra i tardi anni Cinquanta e attraverso i Sessanta e i primi Settanta, ha ospitato in album di talora grande risonanza le voci più prestigiose del jazz e intorno al jazz: Bennett e Sinatra, Sarah e Ella, Billy Eckstine e Sammy Davis Jr., i Mills Brothers e (tornando alla antica, rushinghiana Kansas City) Big Joe Turner. E naturalmente Arthur Prysock, una delle personalità vocali per certi aspetti più affini alla poetica basiana, in un eccellente Verve dal titolo disadorno – «Arthur Prysock/Count Basie» – che ebbe un modesto ma costante impatto commerciale tra l’inverno e la primavera del 1966. Prysock era il romantico, virile e pensoso balladeur nero per eccellenza. C’era in lui un […]
Arthur Prysock: Il crooner dalle profonde ombre blues
Quella di Arthur Prysock, nato esattamente cent’anni fa, è stata una delle voci più calde e seducenti di un quarantennio di musica nera, e si è mossa con eleganza e profondità tra jazz, blues, r&b, country e addirittura tracce di disco music, senza mai perdere la sua poderosa forza magnetica sul pubblico afro-americano più maturo e sofisticato.
