A Bill Frisell si dovrebbe pensare come al musicista idealtipico dell’età postmoderna o età «della complessità». Così idealtipico da risultare a tutt’oggi unico. Non stupisce che il suo campo d’azione sia, dall’origine della sua produzione di leader, quello del jazz. Lo è quasi per esclusione, come lo è per John Zorn, l’altro portavoce emergente di questa età della musica, di cui Frisell è stato collaboratore di spicco tra i secondi anni Ottanta e i primi Novanta (oltre che saltuario in seguito). Zorn e Frisell sono però due musicisti dai principi molto diversi, se non opposti. Zorn produce musica implicitamente critica verso la ragion d’essere contemporanea del linguaggio musicale, stratificando sull’eredità del collage cageano la formula della zapping music, consistente nel montaggio di inserti di generi musicali diversi, ora eseguiti, ora prelevati, e che si pone come innovativa, postmoderna, per l’impiego di un medium «caldo» (la musica stessa, benché frammentata) nella […]
Tutto su Bill Frisell
Ripubblichiamo con piacere un approfondito saggio firmato da Paolo Vitolo sulla produzione discografica da leader del chitarrista di Baltimora, uscito a 40 anni dall'esordio del Nostro ed aggiornato sino a "Four"