Yellowjackets – JazzMi, Blue Note Milano, 13 novembre 2018

di Luca Conti (foto: Soukizy)

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Yellowjackets - JazzMi, Blue Note Milano, 13 novembre 2018

A rigor di logica, gli Yellowjackets non dovrebbero piacere a nessuno: troppo fusion per gli amanti del jazz, troppo jazz per quelli della fusion, ammesso che tale categoria di pubblico esista ancora. Quindi, sulla carta, un gruppo del genere non potrebbe nutrire alcuna speranza di successo. Eppure la band (r)esiste senza interruzioni da ben 37 anni con pochissime variazioni interne, tanto che il pianista Russell Ferrante vi soggiorna fin dall’inizio, il batterista mancino Will Kennedy dal 1987 (ma si è assentato dal 1999 al 2010) e il sassofonista Bob Mintzer dal 1991. Jimmy Haslip, il bassista originario, ha invece gettato la spugna dopo tre decenni, nel 2012. E il disco appena pubblicato dalla Mack Avenue, «Raising Our Voice», che al quartetto regolare – il bassista è dal 2015 l’australiano Dale Alderson – aggiunge la brasiliana Luciana Souza alla voce, è il venticinquesimo dal 1981, visto che ci sembra giusto inserire nel computo anche «One Music» (1991, DMP) che, seppure pubblicato a nome di Mintzer per ragioni contrattuali, è un album degli Yellowjackets fatto e finito, nonché uno dei meglio riusciti (difatti, in base alla curiosa logica di cui parlavamo all’inizio, è fuori catalogo da tempo).

Yellowjackets - JazzMi, Blue Note Milano, 13 novembre 2018

Questo per le statistiche. Dal momento, però, che a noi le etichette interessano soltanto al supermercato e non nella musica, ci siamo recati con una certa curiosità al Blue Note – club nel quale, a detta di Mintzer, il gruppo si esibiva addirittura per la quindicesima volta – perché avevamo un bel ricordo del concerto del 2016 per Fano Jazz, che si era rivelato davvero eccellente grazie soprattutto alla gagliarda prestazione dello stesso Mintzer (che, ricordiamolo, è uno tra i più significativi e richiesti sassofonisti, arrangiatori e didatti in circolazione). Il set cui abbiamo assistito, momento pressoché conclusivo del lungo tour de force di JazzMi, non ha purtroppo toccato quei vertici, restando comunque su un livello di elevata professionalità, ben al di sopra del cosiddetto minimo sindacale. È anche vero che il costante brusio di fondo di una platea evidentemente poco interessata al concerto ma moltissimo al cibo dava, in certi frangenti, la sensazione di trovarsi più in un luna park – con la musica a far da sottofondo – che in un jazz club; e, per quanto i membri del gruppo siano dei road warriors che ne hanno viste ormai di tutti i colori, anche per veterani di tal fatta può non essere facile entrare in sintonia con un pubblico in apparenza così svagato.

Yellowjackets - JazzMi, Blue Note Milano, 13 novembre 2018

Peccato, perché ascoltandola in questo modo si rischia di ridurre la musica degli Yellowjackets a una faccenda esclusivamente epidermica, di semplice e immediata gradevolezza; aspetto che, senza dubbio, esiste in ciò che i quattro propongono ma che non è la loro unica caratteristica. Grattato via questo primo strato, infatti, si scoprono composizioni per niente banali, articolatissime e labirintiche, spesso in tempi poco consueti (il 5/4 di Five For Elvin, per esempio, che è un brano del vibrafonista Dave Samuels, o un altro pezzo in 7/8) ed eseguite con un feeling in cui vi è ben poca traccia di routine. Non fosse per l’ottimo Alderson, la cui discendenza da Pastorius (tramite Haslip) è fin troppo evidente, saremmo davanti a un classicissimo quartetto di soul jazz/hard bop contemporaneo pienamente inserito nella consolidata tradizione del genere, proprio come ai tempi lo erano gli Steps di Mike Mainieri. Insomma, per far apparire semplice una musica complicata bisogna essere in gamba, e gli Yellowjackets indubbiamente lo sono.

Ma, come diceva Soukizy tra una foto e l’altra, quel brusio costante ha impedito che il gruppo diventasse una voce singola, quattro suoni che confluissero in un unico disegno, mentre ci siamo dovuti accontentare di una rapida bozza a matita. Sarà per la prossima volta.

Luca Conti