Vijay Iyer – Pianisti di altri mondi – Teatro Franco Parenti 19/01/2020

di Giancarlo Spezia (foto di Soukizy)

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Vijay Iyer (foto di Soukizy)
Vijay Iyer (foto di Soukizy)

Ritornano in maniera sfolgorante a Milano le matinées domenicali di Gianni Morelenbaum Gualberto. Con la sua rassegna «Aperitivo in Concerto», che si teneva al teatro Manzoni, egli ha per decenni promosso concerti di musiche site ai margini del jazz e della musica improvvisata in generale, portando in Italia musicisti da ogni parte del mondo e facendo conoscere esperienze artistiche di non facile visibilità nel nostro Paese. Compagni di viaggio in questa nuova avventura sono la Società del Quartetto di Milano, celebre istituzione che dal 1864 promuove con attenzione e rigore la musica classica, e il Teatro Franco Parenti.

Vijay Iyer (foto di Soukizy)
Vijay Iyer (foto di Soukizy)

Questo ritorno più volte auspicato, una rassegna dal titolo «Pianisti di Altri Mondi», ha visto protagonista Vijay Iyer, uno dei grandi nomi della musica attuale, che ha inaugurato la stagione con un concerto in solo dalla stupefacente intensità. Il musicista di genitori indiani, ma nato e cresciuto negli Stati Uniti, si è ormai ritagliato uno spazio di primo piano nella contemporaneità e addirittura, rispetto ad altre performances precedenti, abbiamo trovato ancor più ricca la sua tavolozza emotiva.

foto di Soukizy
Vijay Iyer (foto di Soukizy)

In Iyer la tradizione e i linguaggi del jazz convivono come, da un fiume in piena, affiorano come repentini rigurgiti tracce di musica indiana, l’elegiaca eleganza della musica classica, il gustoso sapore degli standard, i fremiti di un intenso chiaroscuro dai contorni gotici che richiama Ran Blake. Tutte queste variegate influenze si mostrano allo spettatore in un continuum privo della benché minima forzatura. La musica sgorga dalle dita del pianista con una facilità che fa apparire tutte queste anime felicemente incastonate tra loro.

Vijay Iyer (foto di Soukizy)
Vijay Iyer (foto di Soukizy)

In una grande varietà di atmosfere, il programma musicale si snoda con incredibile coerenza, affidato soprattutto a una poliritmia intimamente gioiosa nella quale vengono assorbiti e riassunti i riferimenti alle diverse culture musicali che compongono la personalità del pianista. Se l’aspetto esteriore è quello di un musicista compassato e controllato, quasi una sfinge assorta nell’elaborazione logica della nota successiva, il messaggio musicale presenta una debordante capacità comunicativa agendo anche a livello subliminale, in maniera profonda e assoluta.

foto di Soukizy
Vijay Iyer (foto di Soukizy)

Si sono ascoltati soltanto cinque lunghi brani (in alcuni casi delle medley) per un’ora e mezza di concerto, nei quali sono state toccate mete lontanissime tra loro: nel primo si è anche potuto assistere allo stravolgimento ritmico dell’enigmatico brano di Thelonious Monk, Work, rendendolo non meno drammatico dell’originale (e già questi pochi minuti di musica valevano il prezzo del biglietto) per poi stemperarsi in atmosfere meditative, struggenti e malinconiche ma non certo banali o rilassate. Altrove, Iyer erige vertiginose montagne sonore che scala in maniera affannosa per poi affrontare una serena ridiscesa verso la valle. Nel finale, il pianista  riesce a trasfigurare anche Night And Day mantenendone intatta tutta la struggente magia. Se il buongiorno si vede dal mattino, non  poteva esserci un’inaugurazione migliore di questo nuovo corso Peverelli & Morelenbaum Associati. Prossimo appuntamento il 9 febbraio, con Vanessa Wagner.

Giancarlo Spezia