Umbria Jazz Winter 2017: Giovanni Guidi e Paoli/Rea/Boltro

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Umbria Jazz Winter - Giovanni Guidi
Umbria Jazz Winter - Giovanni Guidi

Cinquanta minuti ininterrotti seguiti da quattro fuori programma. La proposta di Giovanni Guidi nel concerto di piano solo ha confermato come il pianista di Foligno sia una realtà consolidata del panorama jazz internazionale, tanto da essere entrato a pieno titolo nel roster dell’etichetta ECM.

L’appuntamento al museo Emilio Greco di Orvieto durante Umbria Jazz Winter l’ultimo giorno del 2017 ha rappresentato una lezione di classe: non solo Guidi ha dimostrato ciò che vale in questo momento, ma ha fatto intravedere una voglia di ricerca e di esplorazione che è tipico dei musicisti di razza e che quindi ci fa ancora sperare per il futuro.

Nel brano che ha caratterizzato in gran parte il concerto, Guidi ha saputo trattare la materia melodica con molta sapienza. Nella partenza il pianista ha affrontato la cantabilità e le armonie con il pianissimo realizzando il crescendo a piccoli passi e facendo in modo che la melodia trovasse delle strade tutte sue in modo naturale. Una suite con temi personali e con standard: nel caso di Qui Sas la melodia è stata sorretta da armonie innovative e rigorose tanto da ricordare in alcuni momenti le atmosfere dei corali luterani. Il finale ha mescolato i vari elementi con autorevolezza, lasciando l’impressione che il pianista avesse molto altro da dire.

I fuori programma, di minor durata, hanno comunque tenuto ben alta l’attenzione degli spettatori. Tra questi Moon River, una straordinaria Can’t Falling In Love With You e un’antologia di temi natalizi dove Guidi ha dimostrato di poter sviluppare più volte un’idea con assoluta sicurezza. Pubblico conquistato da una prova che forse è stata tra le più affascinanti dell’intera rassegna.

Umbria Jazz Winter - Giovanni Guidi
Umbria Jazz Winter – Giovanni Guidi

La sera precedente un altro pianista, Danilo Rea, aveva caratterizzato la serata del festival. Non è stato un passaggio di testimone, se non per chi ha ascoltato di seguito i due concerti, anche perché Rea non ha alcun testimone da passare. Anzi, dimostra di essere sempre se stesso con la sua tecnica e la vocazione melodica, confermandosi un punto di riferimento del jazz italiano. Quello che ha tenuto al Teatro Mancinelli non è stato un concerto per piano solo ma la riproposta della formula in duo con Gino Paoli.

L’incontro del cantante e autore con il jazz dura ormai da qualche anno ma si è consolidato proprio grazie alla figura di Rea, che si muove perfettamente a suo agio nella forma canzone. L’intesa è talmente naturale che Paoli può permettersi talvolta di derogare dalla linea melodica (come in Albergo a ore) avendo il pianista sempre pronto a sorreggere la struttura del brano. L’ora di musica ha preso a piene mani da un vasto songbook, tra i classici di Paoli, i brani francesi protagonisti dell’ultimo album del duo e standard della canzone italiana. Tra queste Il nostro concerto di Umberto Bindi e la selezione Endrigo-Lauzi-De André affidata al solo Rea.

In alcuni brani (Sassi, Una lunga storia d’amore) il concerto è stato impreziosito dalla tromba di Flavio Boltro, per delle esecuzioni in trio che hanno conquistato il pubblico.

Michele Manzotti

Fotografie di Cristiano Romano

Umbria Jazz Winter - Gino Paoli e Danilo Rea
Umbria Jazz Winter – Gino Paoli e Danilo Rea
Umbria Jazz Winter - Danilo Rea, Gino Paoli e Flavio Boltro
Umbria Jazz Winter – Danilo Rea, Gino Paoli e Flavio Boltro