
Umbria Jazz 16: John Scofield – Brad Mehldau – Mark Guiliana
Martedì 12 luglio (ore 21) l’arena Santa Giuliana di Perugia ospiterà il concerto di un trio di assoluto prestigio: John Scofield – Brad Mehldau – Mark Guiliana, uno dei sodalizi più attesi della kermesse perugina.
John Scofield, classe 1951, ha una discografia sconfinata all’attivo e collaborazioni che hanno segnato la storia del jazz. Il suono della sua chitarra è riconoscibile per l’intensità e per le particolari inflessioni.
Di seguito, uno stralcio tratto da un’intervista pubblicata su Musica Jazz nel 2013.
Mr Scofield, il suo suono, le sue frasi, il suo timing sono immediatamente riconoscibili. Quanto tempo dedica alle sue chitarre?
Mi piace suonare la chitarra ogni giorno, è la mia gioia. Io non faccio pratica come probabilmente dovrei, ma devo suonare ogni giorno. Se non suono almeno un po’ tutti i giorni, vado subito fuori forma: è come essere un atleta. Sono talmente parte della mia chitarra che non so davvero cosa avrei fatto senza lei.
A tal proposito: quante chitarre ha?
Troppe! Ho in casa chitarre che non ho mai suonato e che dovrei regalare a qualcuno che le vuole. Ho, più o meno, quaranta chitarre.
A quale chitarra non potrebbe mai rinunciare?
Non potrei vivere senza la mia Ibanez As 200. Questa è la chitarra che suono da più di trent’anni. E’, praticamente, mia moglie; cioè non è mia moglie: mia moglie è mia moglie!
Chi è stato il suo mentore?
Sarebbero troppi da elencare. Ma, sicuramente, i chitarristi che hanno un suono incredibile tanto che si potrebbe dire che il suono proviene dalle loro mani. C’è una lunga lista di persone così: Ho iniziato con B.B. King, poi Jim Hall, Wes Montgomery, Pat Martino, George Benson, che mi hanno fatto capire che si possono fare tante cose con la chitarra e in modo completamente diverso. Dopo ho incontrato Pat Metheny e Bill Frisell che mi hanno fatto capire altre cose. Ultimamente ho sentito un giovane di nome Derek Trucks che interpreta una specie di chitarra blues ed è fenomenale. Anche Kurt Rosenwinkel e Peter Bernstein sono tutti i grandi chitarristi mi hanno ispirato, anche se non suono come loro.
Per un bel po’ di tempo lei è stato al fianco di Miles Davis. Una collaborazione sicuramente importante, ma lei ne ha avute anche molte altre. Ce ne è una che ricorda con particolare piacere?
Sono stato fortunato perché, come ho detto prima, quando ho iniziato negli anni Settanta, ho avuto modo di suonare con Chet Baker e Gerry Mulligan, Charles Mingus, poi con Herbie Hancock e Joe Henderson. Questi ragazzi erano davvero i miei idoli. Ho provato a suonare jazz come loro e imparare le loro canzoni ascoltando i loro album, dunque quando li ho conosciuti è stata una cosa meravigliosa. Ma è fantastico anche suonare con alcuni dei musicisti che considero i miei maestri, come Steve Swallow. Suono con lui dal 1975 ed è un mio grande amico. Al inizio lui era il mio insegnante, poi mio collaboratore e adesso è il mio amico del cuore. Penso che Steve sia un musicista incredibile! Ecco, questo è il modo in cui ho conosciuto il jazz, imparando da questi ragazzi più grandi di me in tutto. Poi, ho iniziato con il mio gruppo, con Joe Lovano e Bill Stewart: davvero dei giganti nei loro rispettivi strumenti. Poi, negli anni Novanta ho incontrato Medeski, Martin & Wood, che mi hanno dato tanto e per altri versi.
Alceste Ayroldi