In Francia la letteratura ispira i musicisti più che altrove. Ne sa qualcosa Marc Ducret, che nelle pagine di Vladimir Nabokov ha trovato la sua musa. I quattro cd pubblicati dalla Ayler Records sono infatti un tentativo di mettere in musica non solo un breve capitolo estratto da Ada ou l’Ardeur, ma anche e soprattutto le tecniche di scrittura sottostanti le pagine e la complessità strutturale del romanzo.
L’occasione per ascoltare in diretta quest’infatuazione letteraria trasformata in musica ha avuto luogo il 9 ottobre scorso, quando il più originale dei chitarristi francesi ha riunito alla Dynamo di Pantin il quintetto di «Tower Vol.1» e il sestetto del «Vol.3». Ducret ha infatti utilizzato i suoi musicisti dapprima separatamente e poi combinati tra loro, riuscendo a tener viva l’attenzione del pubblico per quasi due ore.
Il patrimonio timbrico dell’ensemble si è fatto luce in una scrittura tesa e spezzettata in diverse sezioni, nate da oscuri grooves funk rock. In questo senso è stato decisivo l’apporto di Fred Gastard (sax basso) e di Peter Brunn (batteria): una ritmica insolita, vera forza motrice del gruppo. Il resto del gruppo ha garantito a Ducret un arsenale pressoché infinito: agile e squillante negli ottoni (una tromba e tre tromboni), oltre che solido e rigoroso nell’ampia gamma di percussioni e strumenti armonici (pianoforte e chitarra).
Tra i solisti, oltre a Kasper Tranberg (tromba) e Matthias Mahler (trombone), dalla platea ci giungeva il consiglio di prestare attenzione al percorso di Antonin Rayon, pianista dal «gesto deciso».
E così abbiamo fatto.
L Civelli