«Terra Arsa». Intervista a Paolo Lepore

Un disco di composizioni tutte a firma del musicista e direttore d’orchestra barese, eseguite da Dado Moroni, Davide Santorsola, Mirko Signorile, Gino Palmisano, Nicola Esposito e con altri ospiti. Ne parliamo con lui.

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Paolo, iniziamo subito dal titolo. Perché «Terra Arsa»?
E’ attinto da un testo, che qui è recitato da Teresa Ludovico (accompagnata al pianoforte da Gino Palmisano), scritto da mia moglie Angela Paltera. In verità, il grafico per effettuare una prova della copertina, ha inserito Terra Arsa e mi è subito piaciuto. Anche perché lo ritengo rappresentativo delle musiche che questo disco contiene; tutte musiche meditative. Ho voluto inserire Frillo, brano tratto dal mio primo disco, perché suonato dal compianto Davide Santorsola, al quale ero molto legato. Poi, ho voluto inserire anche Ananke, sempre tratto dal primo disco eponimo, eseguito da Mirko Signorile. Quindi, ci sono due brani eseguiti da Dado Moroni: Viandante, che andrebbe letto in modo diverso, ovvero Vi-andante, perché riprende il tempo musicale del brano e La-Fa; poi c’è Toscana Landscape, che ho scritto durante una mia breve permanenza in Toscana, dedicata a dei momenti di meditazione yoga; ci sono due brani dedicati ad altrettante nipotine: Gea Jazz e Lucilla Sleeping (ambedue eseguiti da Gino Palmisano). C’è Pablò dove compare il flicorno, l’unico strumento a fiato di tutto l’album, suonato magistralmente da Aldo Bucci. E per chiudere, Creativity con testo e voce di Tarshito e il sottoscritto al pianoforte. Tarshito, che è un fantastico e poliedrico artista, si è occupato anche della copertina.

C’è un filo rosso che lega «Ananke» e «Terra Arsa»?
Sicuramente quando ascolti un compositore riesci a dedurre quale sia la sua cifra. A partire da un grande compositore che di recente è tornato a Bari in occasione del BiFest: parlo di Ennio Morricone. Io ho diretto molta musica di Morricone, soprattutto a Roma per gli Incontri di Musica Sacra e, se lo si ascolta con attenzione, lui è lirico e in tutte le sue musiche c’è sempre una rievocazione che, guarda caso, si sposa perfettamente con le immagini di Sergio Leone. Poi, ho pensato a Nino Rota, anche lui lirico ma, quando si dedicava alla musica da film, ha una ritmica che si flette alla marcetta: è la sua caratteristica. Tant’è che la sua musica è spesso oggetto delle attenzioni musicali delle bande. Probabilmente, la mia cifra stilistica è la liaison tra il primo e il secondo. Non ho deciso di fare degli esperimenti: mi sono lasciato andare, far prendere dall’immediatezza compositiva. Ho una cartella dove raccolgo tutti i miei pensieri musicali, quelli che mi vengono in mente durante il giorno o la notte. Quando mi viene in mente una melodia la scrivo, poi la faccio suonare.

Quindi, qual è l’arco temporale delle composizioni di «Terra Arsa»?
Sono composizioni che vanno dal 1998, quando è andato in stampa il primo album, fino al 2019. In contemporanea, dal 2010 sto già scrivendo tanto altro che, fra qualche tempo, potranno formare oggetto di un altro disco.

Paolo Lepore

Secondo quali criteri hai scelto i pianisti che hanno eseguito le tue musiche?
Dado Moroni era stato ospite nella stagione concertistica della Jazz Studio Orchestra, ensemble da me creato all’inizio degli anni Settanta, alcuni anni fa. Lo portai in sala d’incisione e gli dissi: «Dado devo affidarti due brani.» Gli consegnai le partiture, le lesse, si sedette al pianoforte e li eseguì con la sua consueta maestria. Dopo è stata la volta di Gino Palmisano, che sovente collabora con la JSO, al quale avevo affidato l’esecuzione di altri brani, compreso quello con la voce recitante di Teresa Ludovico. A parte i pianisti che ospito durante la stagione concertistica, fino a ora ho voluto privilegiare i pianisti pugliesi, quelli che ritengo abbiano una bella personalità musicale: Davide Santorsola, Mirko Signorile, Gino Palmisano e Nico Esposito.

Mentre ti sei riservato l’esecuzione di Toscana Landscape
E’ un tema molto meditativo, come dicevo prima. Ero in Toscana per fare yoga; mi svegliavo alle cinque del mattino e mi godevo l’alba. Insomma, era un periodo di meditazione e la musica che ne esce la rispecchia pienamente. Ho usato la mano sinistra quasi fosse un basso continuo, come fanno gli indiani quando eseguono i raga. E su questo tema ho sviluppato delle melodie.

Paolo Lepore

Perché hai preferito non eseguire da solo tutto il disco?
Perché non sono un pianista e ho un profondo rispetto per tutti gli strumenti. Pensa che sono un violoncellista, diplomato al conservatorio di Bari; ho suonato per diversi anni nell’orchestra sinfonica di Bari, in diversi quartetti d’archi; ho insegnato violoncello per oltre quindici anni: da quando non ho più toccato il violoncello, perché mi sono dedicato alla direzione d’orchestra, non l’ho più suonato. Lo strumento va praticato giornalmente, bisogna esercitarsi, studiare: è una professione e come tale va intesa. Sono lezioni che mi derivano da David Fëdorovič Ojstrach, che studiava Bach almeno quattro ore al giorno, da Francesco Ferraresi, ma anche Bob Mintzer mi ha detto che, quando non è in tour, studia e suona almeno cinque ore al giorno. Seguii, quindi, i consigli e le tecniche di studio di Ojstrach e Ferraresi: al mattino sveglia alle 6.45 con doppio caffè; dalle 7 alle 9 solo tecniche, scale e arpeggi. Alle 9 pausa per la colazione; dalle 9.30 alle 11.30 solo Bach. Il pomeriggio, dopo aver riposato, riprendevo alle 15.30 fino alle 19: sonate e concerti. Quindi, non potevo suonare io il pianoforte e sostituire i grandi pianisti che hanno preso parte al mio disco!

C’è una musa che ispira le tue composizioni?
Non ho un gruppo o un artista in particolare che seguo; certo ce ne sono diversi che mi piacciono. Ho alle spalle tredici come violoncellista nell’orchestra sinfonica. La mia musa ispiratrice è la musica in genere: da Bach a Brahms, all’opera, Verdi, Čajkovskij. Poi, ho diretto tutte le musiche possibili dai Requiem e le Serenate di Mozart alle Serenate Massoniche mozartiane. Non c’è una linea che mi ispira in particolare: mi ispira la vita, la luce.

Avverti l’esigenza di comporre?
Parlavo con una mia amica di questa serie di brani che compongono «Terra Arsa», mi sono detto: questo disco può diventare una suite sinfonica per grande orchestra sinfonica, con un gruppo di improvvisatori all’interno. Però, non ho il tempo per poter scrivere, arrangiare, modificare e creare le giuste partiture. Per svolgere l’attività di compositore, come si diceva, devi fare il compositore e basta. E non ho la possibilità, il tempo per potermi dedicare interamente a questa attività.

Non ti viene voglia di chiuderti in un eremo e dedicarti alla composizione?
Una volta incontrai uno scrittore inglese, uno diventato molto famoso che si chiuse nel castello di Gargonza, in provincia di Arezzo, per un anno: dalla mattina alla sera scriveva, di continuo. Io farei altrettanto molto volentieri, ma il problema è che bisognerebbe vivere di rendita oppure ricevere delle commissioni ad ho da parte di grandi organizzazioni. In verità, dovrei abbandonare tutte le attività di cui mi occupo adesso: dalla Jazz Studio Orchestra alla Filarmonica Mediterranea; dall’associazione AmbientePuglia – di cui sono il presidente – al festival di Sovereto del quale sono il direttore artistico, al Coro del Faro che coordino…

La copertina realizzata da Tarshito è particolarmente significativa.
Rappresenta un sole umano: un sole formato da tanti uomini che si tengono uniti tra di loro.

«Terra Arsa» lo si potrà ascoltare anche live?
E’ possibile, anzi la vorrei realizzare nella sua completezza con anche le voci recitanti.

So che questo cd non è in vendita in modo tradizionale. Come è possibile procurarselo?
Abbiamo regolarizzato tutto con la SIAE, ma non è in vendita con una distribuzione tradizionale. Però, chi volesse avere maggiori informazioni può scrivere a: baricentromusica@gmail.com
Alceste Ayroldi