Tempo Reale: Aria

126
Alvin Curran - Foto di Simone Petracchi

Firenze, Piazzale del Torrino di Villa Strozzi

14-15 giugno

Ispirato a una composizione di John Cage, Aria era il titolo scelto dai responsabili di Tempo Reale per una rassegna – iniziata in maggio e comprendente eventi distribuiti in vari luoghi della città – concepita con precisi riferimenti alla necessità di un ritorno liberatorio all’aggregazione e alla condivisione. Purtroppo la serata finale è stata in gran parte rovinata da una perfida pioggerella che ha privato il pubblico del piacere di riascoltare la rinnovata collaborazione tra David Moss e Tempo Reale nelle persone di Francesco Giomi e Francesco Canavese, che con i loro live electronics avrebbero dovuto interagire con il vocalist americano.

Alvin Curran – Foto di Simone Petracchi

L’esibizione di Moss avrebbe costituito un abbinamento prestigioso e vincente con il concerto eseguito la sera precedente da Alvin Curran insieme a Walter Prati, con il quale l’anno scorso ha pubblicato «Community Garden» per l’etichetta Da Vinci. Classe 1938, il compositore e performer americano, residente a Roma dalla metà degli anni Sessanta, prosegue tenacemente l’iter di ricerca intrapreso fin dalla creazione del collettivo di musica improvvisata Musica Elettronica Viva, di cui fu uno dei fondatori. Con Prati, che opera all’elettronica e al violoncello elettrico, Curran stabilisce una proficua interazione. Attraverso il progressivo accumulo di cellule e frammenti si genera un caleidoscopio di situazioni sonore che hanno il benefico effetto di spiazzare piacevolmente l’ascoltatore. Curran tratta il piano con preparazioni che ne rendono metallico il suono, esaltato anche da fraseggi in rapida sequenza, dove affiorano anche brandelli di free da un tessuto modale in disgregazione. Al tempo stesso, ne esplora gli intimi recessi suonando un corno timbricamente simile a uno shofar in prossimità della cordiera. Con sintetizzatore e campionamenti crea con Prati un continuo gioco dialettico di rimpalli, chiamate e risposte, intrecci e grovigli in cui si succedono schegge abrasive e bande elettroniche, arcate serrate e possenti pizzicato del cello, spezzoni di canti sinagogali, opera, rap, ma anche di canti africani, canto a cuncordu sardo, diplofonia e overtone singing (il canto armonico), jodel. Un mosaico di inesauribili invenzioni che ben rappresenta la complessità del nostro tempo.

Walter Prati – Foto di Simone Petracchi

Con Liminale Francesco Massaro ha concepito una performance solistica in progressivo divenire, che coniuga varie componenti: l’elettronica, impiegata per produrre fasce sonore ma talvolta applicata anche al sax baritono; campionamenti di suoni naturali (il frinire delle cicale, la pioggia); inserti di una voce femminile – anch’essa campionata – che recita versi di Francesco Aprile evocanti il dramma dell’Ilva di Taranto. Pur tenendo conto degli echi della società post-industriale, l’esecuzione raggiunge vertici espressivi laddove il polistrumentista (in altri contesti anche valente clarinettista) ricorre a un ampio campionario di soluzioni timbriche: soffiato; suoni stoppati nell’ancia; note prolungate, a tratti filtrate ed espanse dall’elettronica. La potente progressione che Massaro costruisce metodicamente anche con l’ausilio della respirazione circolare ne valorizza la formazione jazzistica, in questo contesto più riconducibile all’avanguardia di Chicago (Roscoe Mitchell?) che all’approccio iconoclasta dell’improvvisazione radicale europea degli anni Settanta.

Francesco Massaro – Fpto di Simone Petracchi

Cadaver Mike, duo composto dal batterista Stefano Costanzo e dal beatmaker Eks (alias Guido Marziale, impegnato ad elettronica, campionamenti e giradischi) ben esemplifica pulsioni, tensioni e alienazione della società post-industriale. Lo certifica la loro intensa seppur breve (perché interrotta dalla pioggia) esibizione. Inizialmente, e nei momenti più liberi, la loro dialettica ricorda gli esperimenti di improvvisatori inglesi quali Roger Turner e Hugh Davies. Poi la materia si aggrega progressivamente, facendosi magmatica, ritmicamente spezzettata e contrassegnata da una forte impronta noise. Benché più avanti emergano sprazzi free grazie a tromba e sassofono campionati, i contenuti si riallacciano almeno in parte a precedenti esperienze di Christian Marclay e DJ Spooky.

Cadaver Mike – Foto di Simone Petracchi

In conclusione, un plauso va riservato agli operatori di Tempo Reale che, nonostante l’inconveniente meteorologico, hanno ancora una volta dimostrato spirito di iniziativa, lungimiranza e coraggio nel documentare le tendenze contemporanee.

 

Enzo Boddi