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ELECTRIK-PÔ «Wake Up»

AUTORE

ELECTRIK-PÔ

TITOLO DEL DISCO

«Wake Up»

ETICHETTA

Free Monkey Records


Il post-jazz di fabbricazione francese è ovviamente il più portato a fondersi con radici musicali d’outre-mer. Oggi ne è un rappresentante di spicco il trombettista franco-libanese Ibrahim Maalouf (nipote dello scrittore Amin). Qui infatti sia l’appellativo del gruppo (Pô è il panda campione di kung-fu di un noto cartoon) che quello della sua etichetta autoprodotta (Monkey sta per Monk, non per scimmia) sono depistanti. Nell’aria non c’è né Cina né Monk: sarebbero ingredienti troppo autoconnotati per rientrare in una fusione così organica di outre-mer e spirito francese: forse persino franco-mediterraneo, visto che il gruppo è marsigliese. La qualità singolare di questa musica è in ogni caso di essere complessivamente più pop della media, e nell’accezione più feconda. Quella «fusione» ce la fa apparire come implicita in un sentire musicale contemporaneo. È una musica che potremmo definire «di prossimità», di sentimento appassionato per la vita, che ama la vita e la elabora nelle sue vibrazioni senza giudicarla, che coltiva con passione un’emozione quotidiana alla quale non ha interesse a sfuggire. Una musica che probabilmente per questo cattura già al primo ascolto. La tromba di Martin Saccardy, dal suono spazioso e caldo, a volte quasi un po’ epica, è la leading voice che in prevalenza si staglia da un tessuto armonico-ritmico (più elettrico che acustico) tendente a mostrare di rado singole emergenze, come in tanta musica pop; ma perché il valore su cui il gruppo ha investito è indubbiamente la composizione (in gran parte nelle mani del tastierista e contrabbassista Florent Silve). Temi chiari, perentori e melanconici (tonalità minore o modale minore) che si propaga – no per esecuzioni di durata media (circa 5-7 minuti) attraverso sviluppi naturali, mai escursioni arbitrarie. Temi che proprio così eseguiti sentiremmo adattissimi a commentare sequenze di un film; comporrebbero una di quelle rare colonne sonore che si fanno notare durante la visione e che restano impresse. Piuttosto, in una musica coinvolgente per organicità e che non deve la sua originalità a nulla di intellettuale (forse ciò che contraddistingue un gruppo marsigliese da uno permeabile, in quanto francese, alla pédanterie parisienne) non sembra ben alloggiato un pezzo come quello posto in chiusura del cd, non potendosi giustificare che come episodio metalinguistico. Cantato in lingua Punjabi dall’ospi te indiana Jasleen Aulakh, al pari di ogni canzone «etnica» non è certo il tipo di brano che possa rispecchiare le ragioni di un gruppo strumentale.
Vitolo

recensione pubblicata sul numero di novembre 2023 della rivista Musica Jazz

DISTRIBUTORE

freemonkeyrecords.com/ wordpress

FORMAZIONE

Martin Saccardy (tr.), Arfaaz Kagalwala (batt. el., tast.) Florent Silve (tastiere, cb, voc.).

DATA REGISTRAZIONE

Marsiglia, 2023

«Bop Web». Intervista a Francesca Tandoi

Salve Francesca, vorrei iniziare subito dal tuo nuovo disco «Bop Web». Vorresti dirci come è nata l’idea di questo tuo nuovo progetto discografico e perché hai scelto proprio il brano Bop Web come titolo dell’album?
Abbiamo registrato il disco in un piovoso pomeriggio di novembre 2022, a Roma nello studio di Nuccia Records (che ha prodotto il disco) quando ancora eravamo nel pieno del tour italiano per presentare il nostro precedente lavoro «When in Rome». E’ stato un tour molto impegnativo e serrato con pochissimi day off, e proprio durante uno di questi abbiamo voluto ritrovarci in studio a «fotografare» quel momento musicale. Avevo del nuovo materiale da registrare e ho pensato che metterci a lavorare su brani nuovi in quel momento in cui eravamo particolarmente affiatati per via del tour fosse una buona idea. «Bop Web» è un brano mio, ed è un contrafact basato sull’armonia del celebre Be Bop di Dizzy Gillespie. Ho pensato che fosse un buon titolo, perché in qualche modo è il mio piccolo umile tributo all’eroe del be bop Dizzy Gillespie, che amo in maniera particolare. Ho trascritto molti dei suoi assoli e ho ascoltato tanto la sua musica quindi quello che suono inevitabilmente racchiude in se l’influenza di questo gigante del jazz.

Parliamo un po’ delle scelte dei brani che formano il disco. Quale criterio hai utilizzato?
Per la scelta dei brani non ho utilizzato un vero e proprio criterio, in realtà non c’era un’idea precisa o un concept quando siamo entrati in studio, come ho detto volevamo solo fotografare un momento e mettere nero su bianco un po’ di materiale nuovo senza sapere esattamente cosa ne sarebbe stato. Poi, riascoltando la sequenza di brani dopo qualche tempo, tutto ha preso forma. Si può dire che questo sia un disco di tributi e ringraziamenti a figure del jazz e della musica che mi hanno particolarmente influenzata durante il mio cammino. Bop Web, come già detto, è una dedica a Dizzy, Ninaom a Bobby Timmons, Aqua de beber a Jobim, Overjoyed, una sorta di standard dei nostri tempi, è il mio omaggio al gigante Steve Wonder. Pink Walker e Right On sono il frutto dello studio e della ricerca sull’armonia quartale che per noi pianisti si riassume principalmente nella figura di McCoy Tyner.

C’è una tua personale versione di Overjoyed di Stevie Wonder.
Overjoyed, oltre ad essere un tributo al gigante Steve Wonder è anche un regalo, se così si può dire, a molti dei miei follower sui social che, particolarmente colpiti da una breve versione in piano solo pubblicata su Instagram l’anno scorso, hanno espresso il desiderio di ascoltare una mia versione integrale di questo brano meraviglioso.

Dal 2014 a oggi hai inciso sette album. Quanto è cambiata nel corso del tempo la tua prospettiva e idea della musica?
Dal 2014 a oggi la mia idea di musica è cambiata molto, perché io sono cambiata molto. Prima ero in cerca della «perfezione» ad ogni costo e anche in musica organizzavo tutto in modo forse eccessivo. Oggi, decisamente, lascio fluire molto di più gli eventi e le note, perché solo così si può ambire a creare qualcosa di magico. Ma credo faccia parte del fisiologico processo del «diventare grandi».

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
Sarò impegnata in un lungo tour fino alla fine del 2024. Avrò l’onore di suonare su palchi prestigiosi in moltissime capitali europee e non solo. A fine luglio mi aspetta un tour in USA e un data in uno dei mie club preferiti in assoluto, il Dizzy al Lincoln Center di New York, in autunno sarò alla celebre Concert Hall di Stoccolma. L’obbiettivo è di fare sempre meglio e essere sempre all’altezza di queste incredibili opportunità . Ho in programma di registrare un disco nuovo di tutti brani miei arrangiati per piano trio e quartetto d’archi. E’ tutto già pronto per essere inciso: aspetto solo il momento giusto. Sarà un lavoro totalmente diverso da tutto quello che ho fatto finora e mostrerò decisamente una parte di me differente dal solito.
Alceste Ayroldi

Le date del tour di Francesca Tandoi
17 aprile – St. Arcangelo (FC), Supercinema (feat Lee Pearson)
3 maggio – Somma Vesuviana (NA), Teatro Summarte
8 maggio – Trondheim (NO), Trondheim Jazz Festival
12 maggio – Berna (CH), International Jazz Fest (feat. Lewish Nash)
13 maggio – Vicenza, Teatro Olimpico (feat. Dado Moroni)
30 maggio – Istanbul (TUR), Cemal Resit Rey Concert Hall
27 luglio – New York, Caramoor Centre
29 luglio – New York, Dizzy’s Jazz Club

WISDOM TRIO «As We Thought»

AUTORE

Wisdom Trio

TITOLO DEL DISCO

«As We Thought»

ETICHETTA

El Negocito


Tre musicisti con profonde radici nel free jazz, fonte di ispirazione dapprima e di percorso di forma – zione in seguito, che quello spiri – to libero hanno metabolizzato e fatto proprio. Le prime gesta di Monico risalgono al 1971 quando, giovanissimo, entrò a far parte del Gruppo Contemporaneo, forma – zione storica del free jazz italiano. Luppi a sua volta, cinque anni dopo, avviò la sua carriera militando nell’Orchestra Democratica e il Collettivo Musicale Milano. Quanto a Joe Fonda, basterebbero i nomi di Anthony Braxton, Oliver Lake e Wadada Leo Smith presenti nel suo curriculum per misurarne la statura. Oggi con decenni di attività alle spalle, i tre si trovano assieme dando forma a una musica sobria, scevra da furori d’altri tempi, ricca di accenti melodici e cosparsa di molteplici rimandi alle esperienze personali e alle passioni che condividono. Una scelta saggia visti i risultati e magari sarà per questo che il trio si è battezzato così. Oltre al – le doti tecniche indubbie, è proprio questo sentire comune che rende semplice l’intesa, anzi la comunione d’intenti, dando modo a ciascuno di essere al tempo stesso solista, partner e semplice accompagnatore. Da queste premesse sono scaturite otto improvvisazioni molto ben strutturate, metà in studio e metà catturate in concerto, che tengono sempre viva l’attenzione dell’ascoltatore. In alcuni casi, per esempio nella deliziosa Wisdom (qui Luppi è al flauto) è davvero difficile credere che non si tratti di composizioni interamente scritte, complice la ripetizione ben calibrata di alcune frasi. Ammirevole il suono ro – tondo, di grande presenza eppure discreto di Fonda, il tocco fine e il ritmo puntuale di Monico, così come il delizioso gioco armonico elaborato da Luppi, che con disinvoltura passa di brano in brano da un sassofono all’altro oppure al flauto. Nel complesso vige una grande omogeneità di risultati, ma volendo scegliere si lasciano preferire i brani in concerto per via di una maggiore tensione; è però questione di lana caprina. Un plauso alla coraggiosa etichetta belga di Gent, dedita alla musica improvvisata e giunta con grande determinazione a oltre cento dischi pubblicati.
Fucile

recensione pubblicata sul numero di novembre 2023 della rivista Musica Jazz

DISTRIBUTORE

elnegocito. bandcamp.com

FORMAZIONE

Riccardo Luppi (ten., sop., fl.), Joe Fonda (cb.), Filippo Monico (batt.).

DATA REGISTRAZIONE

Milano, 12 e 13-11-19.

Premio Giorgia Mileto, V edizione

Il “Premio Giorgia Mileto”, giunto alla sua quinta edizione, è rivolto alla scoperta di giovani musicisti di talento, nell’ambito del Jazz e del Pop-Rock. I vincitori avranno infatti l’opportunità di frequentare i percorsi pre-accademici e accademici di primo e secondo livello del Saint Louis, Istituto AFAM riconosciuto dal MUR, usufruendo di importanti agevolazioni sulla quota  – dal 40% fino al 100% della quota annua – per un valore annuo di ciascun premiato compreso fra 2.000 e 4.500 euro.
Il Bando è aperto a musicisti, cantanti e songwriter. Per partecipare alle selezioni non è necessario essere già iscritti al Saint Louis. Saranno assegnate le seguenti borse di studio:
2 borse di studio (da 2.000 a 3.500 euro) per il Dipartimento di Pop (basso, batteria, chitarra, pianoforte, canto, songwriting);
2 borse di studio (da 2.000 a 3.500 euro) per il Dipartimento di Jazz (basso, batteria, canto, chitarra, pianoforte, sax, violino);
2 borse di studio (da 2.500 a 4.500 euro) per contrabbasso Jazz;
2 borse di studio (da 2.500 a 4.500 euro)  per tromba Jazz;
2 borse di studio (da 2.500 a 4.500 euro) per trombone jazz
Le borse di studio saranno assegnate tramite audizioni, che si svolgeranno in un concerto dal vivo in un locale/club di Roma, con una sezione ritmica residente di musicisti professionisti.
Il Premio Giorgia Mileto
Ufficio Stampa dal 2002, Giorgia Mileto si è occupata con dedizione e passione all’organizzazione della didattica, degli eventi musicali e di tutte le attività del Saint Louis, profondamente coinvolta nella crescita non solo dell’Istituto AFAM, ma anche dei tanti allievi che negli anni lo hanno frequentato, accompagnandoli fin dai primi passi sul palco e sostenendoli nella loro crescita professionale.
Per questo il Saint Louis, in accordo con la famiglia Mileto, ritiene che il miglior modo per ricordare la cara amica e collega Giorgia sia premiare il talento e la dedizione verso la musica di giovani musicisti, promuovendo, ogni anno, l’istituzione di borse di studio che consentano ad allievi meritevoli di proseguire il proprio percorso di formazione musicale nell’ambito dei corsi accademici di I e II livello.
Come partecipare alle selezioni
Possono partecipare al “Premio Giorgia Mileto” tutti i musicisti che al 10 giugno 2024 non abbiano compiuto 28 anni.
Il premio è diviso in due categorie:
Ordinaria, tutti i musicisti che al 10 giugno 2024 non abbiano compiuto 28 anni e che al 10 giugno 2024 siano maggiori di 17 anni.
Under 18, tutti i musicisti che al 10 giugno 2024 non abbiano compiuto 18 anni.
Compilare entro il 1 maggio 2024 il form-online, presente nella pagina del sito Saint Louis dedicata:https://www.slmc.it/news/borse-di-studio-giorgia-mileto-2024/
Sono richiesti curriculum vitae e almeno una demo (file audio o video). Sulla base del materiale ricevuto, la Commissione selezionerà i candidati per le successive audizioni.
Le audizioni si terranno nel mese di giugno 2024 con una band/orchestra residente a supporto di tutti i candidati.
Termini per la presentazione della candidatura: dal 1 marzo al 1 maggio 2024
Risultati delle Pre-selezioni: entro il 31 maggio 2024
Audizioni per assegnazione borse: giugno 2024 presso un locale/club di Roma. Le audizioni si svolgeranno dal vivo con un repertorio scelto dal candidato. La Commissione potrà assegnare uno o più brani obbligatori.
Da quest’anno il Saint Louis per il Premio Giorgia Mileto edizione 2024 mette a disposizione un fondo pari a € 25.000 anche grazie al prezioso contributo di SIAE.

YVAN KNORST «La folie des passions»

AUTORE

Yvan Knorst

TITOLO DEL DISCO

«La folie des passions»

ETICHETTA

Soond


Bretone, indipendente per natura e formazione e molto fiero di esserlo. Con una cifra e un’estetica originali per cui è arduo applicare un’etichetta o rinchiudere in un genere la sua proposta sonora. Tre album da leader sgranati nel giro di una quindicina d’anni – oltre a una manciata di partecipazioni a progetti altrui – per il suo quarto capitolo discografico Yvan Knorst schiera una formazione insolita, senza sezione ritmica. E lo fa scegliendo come compagni di viaggio lo specialista di clarinetto basso Le Dro, suo storico partner, e l’eccellente violinista Duperret. «La folie des passions» è un leggiadro e danzante dialogo in trio che ha la grazia antica di un minuetto. Un lavoro cameristico di charme in cui la chitarra del leader, che alterna strumento acustico ed elettrico, con i suoi arpeggi eleganti tesse la trama di un mondo le cui coordinate spazio-temporali sono assai sfumate. Siamo dalla parte di melodie che guardano alla tradizione celtica (il brano che dà il titolo al disco), con echi della Penguin Cafe Orchestra, del minimalismo di René Aubry in versione acustica (quello di «Plaisirs d’amour», per intenderci) e anche lontani odori dell’India stile Shakti di John McLaughlin. Non mancano poi ballate rasserenanti (Chrisopaline), tanghi stilizzati (Tango Bach) e momenti folk-jazz. Un gioiellino tutto da scoprire.
Franchi

recensione pubblicata sul numero di novembre 2023 della rivista Musica Jazz

DISTRIBUTORE

Self

FORMAZIONE

Stéphane Le Dro (cl. b.), Aude-Marie Duperret (viol.), Yvan Knorst (chit.).

DATA REGISTRAZIONE

Melesse, 2022.

«Fragile Magic». Intervista a Ingi Bjarni Skùlason

Ciao Ingi, benvenuto a Musica Jazz. Prima di tutto, vorrei presentarti al pubblico italiano. Ci parleresti del tuo background culturale?
Mi chiamo Ingi Bjarni Skúlason. Sono islandese, nato nel 1987. Quando avevo 2 anni, la mia famiglia ha vissuto in Svezia, dove siamo rimasti per 5 anni. Poi siamo tornati in Islanda, dove sono cresciuto. Ho terminato la scuola ginnasiale in Islanda, insieme agli studi di pianoforte jazz alla Tónlistarskóli FÍH di Reykjavík. Poi sono andato all’estero e ho studiato per il mio bachelor a Den Haag, nei Paesi Bassi (2012-2016). Da lì, ho conseguito un master in improvvisazione/composizione presso l’Università di Göteborg (2016-2018), con semestri di scambio a Copenaghen e Oslo. Naturalmente sono influenzata e plasmata da tutti questi Paesi. Pertanto, mi piace pensare a me stessa come a un’artista internazionale proveniente dall’Islanda.

Dove vivi ora?
Vivo a Reykjavík, in Islanda.

Come nasce il tuo trio?
Avevo già incontrato il bassista faroese Bárður Reinert Poulsen quando ho suonato a Trondheim, in Norvegia, allo Young Nordic Jazz Comets nel 2013 con il mio primo trio (Skarkali). Tre anni dopo, nel 2016, Bárður e io abbiamo parlato di fare un progetto insieme, una collaborazione tra Islanda e Isole Faroe. Abbiamo pensato di invitare il batterista islandese Magnús Trygvason Eliassen a unirsi a noi. Nel 2017 abbiamo tenuto i primi concerti a Summartónar, nelle Isole Faroe, e più tardi, nello stesso anno, abbiamo disco il trio Fundur. L’album è stato pubblicato nel 2018 dall’etichetta americana Dot Time Records.

Ingi Bjarni Trio

Prima di parlare del vostro ultimo album, vorrei parlare con te di «Suburb». La prima domanda è: perché hai scelto l’Ep come formato invece dell’album?
Be’, «Fragile Magic» è l’intero album, che uscirà il 21 marzo di quest’anno. Ho deciso di adottare una strategia di pubblicazione chiamata waterfall release strategy per le piattaforme di streaming. Si tratta di pubblicare più versioni di una canzone o di un album in più fasi. Ho pubblicato una canzone dall’album completo ogni mese e «Suburb» è la quarta e ultima versione prima dell’album completo. Questo dovrebbe migliorare l’algoritmo o qualcosa del genere per Spotify, ma finora non credo che abbia avuto successo. Sono stanco di tutte queste questioni legate a Spotify, come le playlist ad esempio.

Parlando di «Farfuglar», qual è il significato, il messaggio di questo album?
«Farfuglar», ovvero uccelli viaggiatori, è una raccolta di composizioni originali con il mio quintetto. L’idea alla base dell’album è che anche quando viaggiare è difficile, possiamo sempre viaggiare come esploratori della musica! Inoltre, possiamo connetterci attraverso la musica, anche se siamo lontani.

Passi dal trio al quintetto, al piano solo. Sei alla ricerca di un suono particolare? Quale formazione pensi si adatti meglio alle tue composizioni?
Il mio problema principale come artista è che compongo troppa musica, che ci crediate o no! Di conseguenza, sento il bisogno di esplorare varie formazioni per esprimermi: assolo, trio, quartetto e quintetto. Forse ho trovato in qualche modo il mio suono, ma credo di dover continuare a cercarlo. Questo viaggio è continuo; non c’è mai una destinazione finale nella musica e nell’improvvisazione. Tuttavia, è utile avere queste formazioni con cui sperimentare. Non sono sicuro di quale sia la formazione più adatta alla mia musica. Ognuna di esse è diversa e richiede approcci esecutivi differenti. Ma spero che la mia voce e la mia espressione traspaia in qualche modo, indipendentemente dalla formazione del gruppo.

Ingi Bjarni Quintet

Questo è il tuo terzo album in trio. Pensi che in questi anni sia cambiato qualcosa nel tuo modo di comporre e nel tuo approccio al trio?
Sì, decisamente! Forse il mio album di debutto e il primo album in trio, «Skarkali», si basava più sull’improvvisazione sui cambi di accordi – il modo tradizionale di improvvisare del jazz. Anche «Fundur» era in qualche modo così, ma le composizioni erano un po’ più complesse. Le improvvisazioni su «Fragile Magic» sono più spesso su vamps o completamente libere. Credo anche di essermi avvicinato alla “mia voce” di compositore in «Fragile Magic» rispetto agli altri album. C’è una certa complessità nella musica, ma rimane accessibile. Permetto alla mia musica di diventare complessa solo se mi sembra naturale. Il mio obiettivo non è comporre musica complessa.

Quanto influiscono le tue radici natali sul tuo modo di concepire la musica?
In Islanda c’è indubbiamente una natura bellissima e la cultura è ovviamente diversa da quella dell’Europa continentale. Tuttavia, non credo che questi fattori giochino un ruolo significativo nel mio modo di fare musica. Ciò che mi influenza di più sono le mie esperienze di vita. La musica è il mio modo di affrontare vari aspetti della mia vita: le difficoltà del passato e del presente, i rapporti con le persone e altro ancora.

Quali sono i tuoi riferimenti artistici/musicali?
Keith Jarrett, Misha Alperin, Nick Drake, Ahmad Jamal, GusGus, Bob Marley, Wayne Shorter e tutti i tipi di musica popolare.

Nella tua concezione musicale, quanto è importante l’improvvisazione?
È molto importante! Molte delle mie composizioni nascono inizialmente come improvvisazioni, che poi perfeziono in composizioni più concrete. L’improvvisazione è anche un modo per liberare la mente. Non posso fare a meno dell’improvvisazione.

Ho letto che presto usciranno altri due album a tuo nome, uno in duo e l’altro in quartetto. Vuoi parlarci di loro?
Sì, l’anno prossimo pubblicherò un album in quartetto con il bassista svedese Anders Jormin, il chitarrista islandese Hilmar Jensson e il batterista islandese Magnús Trygvason Eliassen (lo stesso batterista del trio). Sarà un album molto emozionante da pubblicare! Si tratta di grandi musicisti. Il progetto del duo è molto personale per me. Sarà un concept album. La musica è pronta, ma non ho ancora capito con chi vorrei suonare e registrare l’album. Quindi questo progetto è per il futuro.

Hai mai suonato in Italia?
No, non ufficialmente. Ma molti anni fa, ho partecipato al Berklee at Umbria Jazz Clinics a Perugia. Lì ho suonato con un ensemble che faceva parte del workshop. Quindi sì, in un certo senso ho suonato in Italia!

Ho notato che non ci sono molti tuoi video su YouTube. È una tua scelta? Hai mai pensato di realizzare un videoclip con la tua musica?
Ci sono alcuni video in cui compare soprattutto il mio quintetto. In quei video suoniamo brani di Farfuglar. Fare video non è mai stato un mio obiettivo, ma mi piacerebbe farne altri.

Ingi Bjarni Quartet

In generale, qual è il tuo rapporto con le piattaforme sociali e di streaming?
Ho sentimenti contrastanti al riguardo. Cerco di essere attivo sui social media, di postare sulle cose che faccio, ecc. Ma mi sembra che richieda molto tempo, quasi come un lavoro a tempo pieno. Un musicista al giorno d’oggi ha così tanti ruoli da ricoprire: fare musica, esercitarsi, prenotare concerti, gestire i social media, fare video, insegnare… la lista è infinita. È impossibile fare tutto. Per quanto riguarda le piattaforme di streaming, è difficile. Per esempio, non amo molto Spotify. Ma è quello che usa la maggior parte delle persone, quindi ovviamente metto la mia musica lì. Anche se non sono molto conosciuto a livello internazionale, credo che la mia unica scelta sia quella di avere la mia musica disponibile in quanti più posti possibile.

Oltre ai prossimi album, quali sono i tuoi prossimi obiettivi artistici?
Un obiettivo che ho sempre è quello di fare più concerti! Forse non ci sono molte opportunità in Islanda, quindi cerco di prenotare concerti con i miei progetti in altri Paesi. Ma ad essere onesti, è una vera e propria lotta. Tuttavia, quest’anno farò alcuni concerti nelle Isole Faroe e in Germania. E se tutti i piani vanno bene, potrei suonare in Giappone con il mio quintetto! Oltre ai miei obiettivi concertistici, voglio lavorare di più sullo sviluppo del mio materiale per pianoforte solo. Il mio obiettivo è fare musica che non sia tanto associata al jazz, più che altro musica senza genere.
Alceste Ayroldi