L’ensemble Voci di corridoio ha recentemente omaggiato il maestro Lelio Luttazzi con il disco «Speciale per Lelio». Ne parliamo con Paolo Mosele.

Era il 14 febbraio del 1990 quando si materializzò l’idea del vostro progetto musicale. Prima di questa data cosa era successo?

Il 14 febbraio è la data del nostro primo incontro ufficiale, eravamo legati da amicizia ma provenienti da realtà musicali diverse. Le sorelle Elena e Roberta Bacciolo facevano  parte di uno storico gruppo di rock al femminile: le Funky Lips, Fulvio Albertin era stato basso nel coro polifonico che avevo costituito sette anni prima, io provenivo da studi classici di organo e composizione organistica al Conservatorio Verdi di Torino. Nonostante queste diversità di scelte musicali, lo swing era nel nostro DNA,  soprattutto per tradizioni familiari e l’interesse per la vocalità ci apparteneva come desiderio di espressione.

Voci di Corridoio, perché questo nome?

Nel 1993 scrivemmo a Lucia Mannucci e Virgilio Savona che ci risposero a breve con una telefonata. Manifestando il loro stupore nei confronti di un gruppetto di ventenni innamorati dello swing italiano, decisero di  anticipare di un giorno l’ arrivo a Torino previsto per un loro intervento al  Folk Club, proprio per incontrarci. La serata a cena con i Cetra rimarrà indelebile nella nostra mente e nei nostri cuori. In quell’occasione, tra chiacchiere e aneddoti, su suggerimento di Virgilio, decidemmo di scegliere un nome italiano per il nostro gruppo. Da allora le Voci di Corridoio.

Dal 1990, però, avete atteso fino al 1997 per incidere il vostro primo disco «Pochi secondi». Cosa è successo in questi sette anni?

Furono anni di ricerca e dei primi arrangiamenti. Pur avendo i Cetra come punto di riferimento non intendevamo emularli, ma scegliemmo di affrontare brani dello swing italiano che erano stati interpretati per lo più da solisti. Nonostante questo, la tentazione di cantare alcuni successi del loro repertorio era troppo forte e per questo, pur avendo una formazione vocale differente, da allora per sacro rispetto cerchiamo di mantenerci fedeli all’originale. Per noi il Quartetto Cetra è come Bach per un orchestra barocca. Nessuno oserebbe toccare una nota del maestro di Lipsia, così come noi non osiamo fare con i Cetra. In quegli anni le Voci di Corridoio aumentarono di numero con l’arrivo del trio di strumentisti. Poi uscì il primo disco autoprodotto, registrazione di un concerto  al Piccolo Teatro Regio di Torino che intitolammo Dal vivo. Nel 1997 arrivò la richiesta da parte della Bmg Ricordi di arrangiare per le Voci  Pochi secondi (brano che esula dal nostro repertorio) l’inno dei campionati mondiali di sci alpino di Sestriere (che eseguimmo in diretta in mondovisione durante la cerimonia di apertura dei giochi).

Un quartetto vocale italiano che fa swing, immancabilmente, porta alla mente il Quartetto Cetra. E’ questa la formula alla quale vi siete ispirati?

Sicuramente  quella sera a cena con Cia e Virgilio, fu un vero e proprio imprinting per la nostra neo formazione. Fino a quel momento avevamo ancora in repertorio brani di vario genere con una sicura propensione per lo swing, Dopo i consigli che Virgilio ci diede in quell’occasione e in successivi incontri a Milano, capimmo che senza essere degli emuli, senza presunzione e con le nostre capacità, potevamo portare avanti una certa modus di affrontare i nuovi arrangiamenti, modalità che era propria del Quartetto Cetra. Ricordo perfettamente che Virgilio mi mise in guardia sull’armonizzare troppo e tutto, anzi mi esortò ad essere misurato dosando bene unisoni che si aprono poi nell’armonizzazione. Se questa è stata una caratteristica comune a tanti gruppi vocali americani (Four Freshmen, Hi lo’s…) i Cetra a mio avviso avevano qualcosa in più: l’utilizzo del  contrappunto, da loro spesso usato, che proveniva dagli studi classici di Virgilio. Chiedo scusa se mi soffermo maggiormente sui Cetra più che sul nostro gruppo, perché sicuramente a loro ci ispiriamo come modo di arrangiare. Innanzitutto i Cetra sono «un suono», così come lo era l’orchestra di Glenn Miller che sostituiva il primo sax con il clarinetto. Per quelle strane coincidenze che stanno dietro a tutte le grandi unioni artistiche, i Cetra ancora quartetto maschile si trovano a dover cercare un sostituto. L’entrata particolare di una donna, la giovane Lucia ha fatto si che Virgilio abbia dovuto cambiare l’assetto armonico degli arrangiamenti e destinando Felice Chiusano a cantare parti in falsetto, una sorta di contraltista, cosa che Felice poteva permettersi. Da questa particolare alchimia era nato un “sound” unico: il suono Cetra. L’abilità di Virgilio,che dava vita e sottolineava musicalmente i testi unici e geniali di Tata Giacobetti, non si limitava alla semplice armonizzazione, affrontava i brani con un pensiero orchestrale. Ecco perché nei Cetra possiamo apprezzare controcanti, contrappunti a quattro voci (Donna Kramer), armonizzazioni, frasi con un doo wop nostrano che non scimmiottava per nulla i gruppi d’oltreoceano. Lo scorso anno abbiamo avuto la splendida opportunità di essere invitati dal maestro Intra al teatro Strehler di Milano per proporre un concerto dedicato al mondo musicale del quartetto Cetra, insieme al grande Franco Cerri e alla Civica Big Band. Con l’acqua alla gola per il poco tempo e la scelta di brani particolari che non avevamo in repertorio (come ad esempio “Du du du da da “ di Boneschi) ho potuto accedere ai manoscritti di Virgilio. Poter vedere la sua scrittura di una precisione incredibile, la scelta delle voicing, l’eleganza nella scrittura, e l’essenzialità che non sfocia mai nel “difficile inutile” mi ha nuovamente folgorato. E’ stata per me l’ennesima lezione di Virgilio!

Perché avete scelto lo swing italiano degli anni Trenta e Quaranta?

Credo per tanti motivi, per alcuni di noi lo swing fosse un bagaglio famigliare, per esempio Roberta ed Elena Bacciolo avevano il papà cantante e chitarrista e molte di queste canzoni le avevano ascoltate da lui. Papà Valerio è stato per anni il nostro mentore che ci seguiva con ammirazione e spesso dopo i concerti mi prendeva da parte e mi diceva: «Mòsele, andate troppo veloce! Lo swing non è questione di velocità ma di accento». Eravamo anche molto divertiti dai testi, immagini così lontane da noi, ma che in un certo senso facevano parte delle nostre famiglie e del costume italiano. Attraverso queste canzoni abbiamo imparato a notare molte cose, una tra queste è il cambiamento della figura femminile e del suo ruolo. Ritengo che al contrario della musica colta, la canzone leggera, che condivide i confini con quella popolare, sia una vera e propria istantanea di un dato momento storico e culturale. Questo ci apparve fin da subito. I primi brani che armonizzai per le Voci furono Non dimenticar le mie parole (1937) e il primo boogie italiano Conosci mia cugina? (1945). E’ incredibile come in due brani distanti di soli otto anni, nel primo la donna venga descritta come una bambina che “non sa cos’è l’amor” al quale l’uomo si pone come amante-padre, nel brano del 1945 la donna descritta è una maschietta che parla l’inglese, che beve i cocktail nei bar e che se ne «infischia di me». Possiamo trovare molte motivazioni a questo repentino cambiamento; in primis  l’evento bellico e di lì a poco le donne avrebbero avuto accesso al voto. Posso pertanto di dire che siamo appassionati proprio di questo, di poter cantare la nostra storia e costume passato in swing. Non ci poniamo sicuramente come un gruppo originale, la nostra è un operazione di memoria che facciamo divertendoci. Se inizialmente siamo partiti da quei primi anni Trenta-Quaranta, poi siamo saliti spostandoci fino allo swing degli ultimi anni Cinquanta come Kramer e Luttazzi appunto. Certo se devo pensare ai primi anni Novanta, credo che i nostri coetanei e amici musicisti pur apprezzando il nostro lavoro, ci considerassero come alieni e nostalgici di un tempo che non avevamo vissuto… chi l’avrebbe detto che da lì a pochi anni lo swing sarebbe ritornato di moda e addirittura ballato.

Lo swing d’antan sta tornando in auge. Paolo, lei pensa che, dopo tante sperimentazioni e contaminazioni, sia giunto il momento di fare un passo indietro anche nella musica?

Credo che i passi indietro non si possano fare, noi basiamo il nostro lavoro soprattutto sul divertimento e sul piacere di cantare lo swing in armonizzazione stretta. Credo però che in questo ritorno ci sia una necessità intrinseca di riprendere dei fili, soprattutto in un momento in cui si sono persi tanti punti di riferimento. Credo fermamente nella frase di J. Ong: «Il futuro è un territorio del passato», per questo penso sia importante mantenere la memoria dei giganti sulle cui spalle poggiamo. Nei nostri concerti vedo tanti ventenni appassionati e se questo significa riportare i più giovani a preferire  uno strumento musicale ad un nuovo modello di  cellulare, ben venga. Mi permetto di approfittare di questo spazio, per auspicare una rapida semplificazione della burocrazia nella musica live, sia nei locali che nelle piazze.

Il vostro ultimo lavoro è interamente dedicato al Maestro Lelio Luttazzi. Perché è uno «Speciale per Lelio»? Cosa c’è di speciale?

Questo disco per noi è «speciale» per vari motivi: innanzitutto rappresenta il frutto di alcuni anni di lavoro sul repertorio di Luttazzi, poi la presenza della voce di Luttazzi che duetta virtualmente con noi in Dr Jekyll Mr Hyde: un prezioso regalo della signora Rossana, moglie del Maestro, che ci ha concesso di utilizzare una registrazione inedita del brano realizzata qualche anno fa. Infine l’intervento della signora del jazz italiano, Jula de Palma, che ha accettato di tornare a cantare dopo piu di quarant’anni, per omaggiare Lelio insieme a noi in due brani, Eccezionalmente sì e Mi piace, quest’ultimo per lei scritto da Lelio mai registrato prima d’ora, ma solo eseguito dal vivo dalla de Palma insieme a Luttazzi e la sua orchestra in una trasmissione tv.

Avete conosciuto personalmente il Maestro Luttazzi. In quale circostanza?

Noi non raccontiamo spesso questa vicenda, ma già nel nostro precedente disco «Edizione straordinaria» (Egea 2010) tramite il suo storico batterista, avevamo espresso il desiderio a Lelio di avere un brano suonato da lui da inserire all’interno.  Due suoi brani meno conosciuti erano già inseriti in «Edizione straordinaria»: L’importanza del microfono che abbiamo voluto annettere anche nel disco attuale e Totò lascia o raddoppia tratto dall’omonimo film di Camillo Mastrocinque. Purtroppo Lelio si ammalo di li a poco e non suonò per noi, ma gli inviammo il cd a giugno. La sera del 7 luglio ci scrisse questa email: «Avete centrato il carattere delle mie composizioni…Bravi ragazzi bravi davvero».  Erano le dieci di sera e Lelio se ne andò la notte stessa. Forse anche per questo toccante evento, è nato il pensiero che ci avrebbe portato a «Speciale per Lelio».

Accanto ai brani più noti di Luttazzi  ci sono alcune composizioni che evidenziano, in maggior misura, l’amore di Lelio Luttazzi per il jazz. Avete seguito un criterio nella scelta dei brani da inserire nel disco?

Il nostro criterio nella scelta dei brani è sostanzialmente il gusto personale: ognuno di noi ha proposto una traccia magari perché colpito da una interpretazione particolare o perché il testo ironico e divertente ben si adattava alla nostra personalità…il repertorio di Luttazzi è talmente vasto e variegato che abbiamo dovuto per forza di cose operare una scelta e lasciar fuori molte belle canzoni. Ci hanno colpito molto alcuni brani meno noti, come Rabarbaro Blues o Incredibile amor, soprattutto per i testi ironici e a volte surreali di Leo Chiosso; ma non potevamo non farci travolgere dalla più famosa Canto anche se sono stonato.

C’è anche un inedito: vuole parlarcene?

L’inedito è  Messaggio un brano scritto e suonato da Lelio Luttazzi nei suoi ultimi anni. Anche questo un regalo di Rossana che abbiamo voluto inserire a chiusura dell’album… come se fosse un saluto dello stesso Lelio, riconoscibilissimo nel tocco dello strumento.

Avete coinvolto anche Jula De Palma in due brani.

L’arrivo di Jula è nuovamente una di quelle cose misteriose ed inspiegabile che la vita ti offre. Una sera del 2011 mentre leggevo Lelio Luttazzi Lo swing nell’anima di Marco Arnaldi mi resi conto che Lelio aveva scritto tantissima musica da film. Senza dire ancora nulla a Rossana con cui ero già in contatto, cercai alcuni film citati e cominciai ad estrarre e tagliare dagli stessi tutta la musica inserita. Mi resi subito conto che la portata e la quantità di musiche e canzoni scritte dal nostro per «la pellicola» era enorme. Oltretutto appariva tantissimo swing, Luttazzi fu il primo ad inserirlo nella nostra cinematografia. Chiamai dopo pochi giorni Rossana e nacque l’idea un doppio cd «Il cinema di Lelio Luttazzi», che producemmo con Sergio Cossu (Blu Serge), Ugo Nespolo impreziosì la copertina donandoci un su inconfondibile ritratto del maestro triestino. Lo presentammo al  festival del Cinema di Roma e il cofanetto vinse il premio speciale Mei per le colonne sonore. Fu proprio da questo lavoro di ricerca, alle prese con i vecchi nastri negli archivi Sugar di Milano, che appariva continuamente la voce della giovanissima Jula de Palma in tanti brani. La apprezzavo da anni e chiesi notizie di lei a Rossana, la quale mi diede la sua email di Toronto, perché con Lelio si scrivevano. Le scrissi una timida email, Jula mi rispose affettuosamente neanche ventiquattro ore dopo e con grande stupore scoprì che ci conosceva e seguiva da tempo. Non potevo credere che la grande Jula de Palma conoscesse le Voci di Corridoio. Una mia amica di gioventù,  attualmente regista alla Rai di Torino che non vedevo da tempo era stata anni prima a trovarla con una coetanea,  figlia della più cara amica torinese di Jula, con l’occasione le aveva parlato di noi segnalandole alcuni video su youtube,  io ero all’oscuro di tutto questo. Sembravano dei fili che si ricongiungevano magicamente, Dapprima è nata un amicizia epistolare con lei e suo marito Carlo Lanzi che negli anni si è intensificata, al punto che ad oggi abbiamo un incontro settimanale su skipe. Osai chiedere a Jula di intervenire nel nostro disco. Jula accettò ribadendomi che lei aveva smesso nel 1970 e per lei questa era un unica operazione di affetto per Lelio e per noi Voci di Corridoio. Le mandammo quindi le tracce, scelse uno studio a Toronto dove si recò per registrare nonostante una tempesta di ghiaccio si stava abbattendo su Toronto. Carlo mi raccontò la sera stessa che Jula si mise le cuffie dopo tanti anni di assenza dagli studi e registro i brani per intero. Questo suscitò lo stupore del giovane fonico, non avvezzo a questa modalità e professionalità di un tempo, propria dei grandi artisti e normalmente abituato a registrare con il montaggio di takes progressive.

Cosa rappresenta per Paolo Mosele Lelio Luttazzi?

Personalmente la simpatia e passione per Lelio è una cosa che mi porto dietro dall’infanzia, quando contrattavo con i miei genitori i quarti d’ora prima di andare a letto per poterlo vedere almeno presentare… se non suonare. Lelio Luttazzi è in assoluto un artista a tutto tondo, pianista e cantante, il primo a sdoganare lo scat nel nostro swing, ballerino, presentatore e attore. Lo sempre ammirato così come mi ha sempre incantato la sua eleganza. Anche dal punto di vista umano, per come ha reagito e condotto la sua vita dopo essere stato coinvolto ingiustamente nello scandalo giudiziario con tutte le conseguenze per la sua carriera e vita privata, ritengo che Lelio sia stato un uomo raro.

Sarà mai possibile che, in futuro, Voci di Corridoio possano cambiare il loro repertorio?

Questo è certamente possibile, oltre ad essere stati coinvolti negli anni in progetti di altri, come i coristi di Musica che cura una concerto tenutosi a Torino nel 2009 con  Busta dei Subsonica i Gnu Quartet e la partecipazione di Antonella Ruggiero, Jovanotti, Giuliano Sangiorgi e tanti altri, attualmente ci capita di essere richiesti per interventi in progetti discografici e musica da film. Da anni stiamo accarezzando l’idea di cominciare a fare musica nostra, chissà che questo non sia l’anno giusto… ma sicuramente non abbandoneremo mai lo swing

Quali sono i prossimi progetti e gli appuntamenti in agenda?

I prossimi progetti sono nuovamente discografici: abbiamo avuto il piacere di collaborare con due artisti italiani, Lorenzo Hengeller e Matteo Brancaleoni, che ci hanno voluto come special guest nei loro nuovi lavori. Di recente abbiamo registrato un cameo in un brano cantato da Simona Molinari, che farà parte della colonna sonora del film Rosso Mille Miglia di prossima uscita. Stiamo anche lavorando ad un nuovo spettacolo dedicato alla musica di Gorni Kramer, che vorremmo portare nei teatri a partire dal prossimo autunno. Proprio in questi giorni è stata confermata la nostra partecipazione ad un evento che tutti gli anni si tiene in una località montana del Piemonte, il celebre concerto di Ferragosto dell’Orchestra Bruni di Cuneo, diretta dal Maestro Antonio Tappero Merlo. Un programma di musica sinfonica che però quest’anno prevede uno strappo alla regola: infatti verranno inserite anche alcune celebri canzoni del repertorio swing, suonate dall’orchestra nello stile dell’Eiar anni Quaranta e cantate dalle Voci di Corridoio. Il concerto verrà trasmesso in diretta televisiva su RaiTre e internazionalmente su Rai Italia.

Alceste Ayroldi