Rymden Milano, 3 Novembre 2019

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Oggi guardiamo la terra dallo spazio, accompagnati dai tre astronauti Bugge Wesseltoft, Magnus Öström, Dan Berglund, ovvero il recentissimo progetto del trio che prende il nome di Rymden («spazio», per l’appunto).

Rymden | Bugge Wesseltoft – Foto di Soukizy

L’atmosfera è rarefatta, il concerto è delineato dalla materia che abbiamo già ascoltato nel disco. Qualcosa che sappiamo provenire da terra scandinava, e che mescola a quella personalità le sfumature più recenti di rock, funk, jazz. Una struttura molto semplice, come afferma lo stesso Wesseltoft, ma basata su idee forti che i tre sviluppano insieme a partire da pochi elementi. E l’alchimia è presente tanto nel risultato del disco quanto nel live di questa sera. I musicisti sono in perfetta simbiosi: seguendo la traiettoria degli sguardi che si scambiano, si avverte distintamente la connessione che contraddistingue il trio. La stessa che avvertiamo anche ad occhi chiusi, trasportati dal tappeto di galassie sonore.

Rymden | Magnus Öström – Foto di Soukizy

L’energia arriva all’istante con la breve introduzione di Reflections, che ci apre lo sguardo su questo paesaggio sonoro delicato e consistente, seguita dal groove di The Odyssey, che scalda immediatamente la sala: abbandoniamo la gravità per affrontare il viaggio cosmico.

Rymden | Dan Berglund – Foto di Soukizy

La scaletta è tratta quasi interamente dal disco, Reflections And Odysseys, ed è il capitano Öström ad intrudurla in qualche breve, emozionato commento. Ascoltiamo brani e intermezzi come Peacemaker, Pitter Patter, The Lugubrious Youth Of Lucky Luke, The Celestial Dog And The Funeral Ship. Wesseltoft si muove fra il piano acustico, le tastiere ed i suoni elettronici; Öström è intimamente immerso fra la batteria e le percussioni e Berglund, nel centro, convoglia e sprigiona energie con il suo sapiente basso. Quel che accade, fra assoli mozzafiato, ritmi trascinanti, suoni spezzati e in continuo divenire, è un momento di pura magia. Siamo circondati da patterns e modulazioni che raccontano molte storie, storie che resteranno impresse nel cuore dei presenti. Il pubblico, pur silenziosamente e attentamente partecipe del viaggio, si lascia sfuggire toccanti reazioni tra un brano all’altro. Infatti, dopo il brano di chiusura, Bergen, un bis è reclamato a gran voce: ed è Homegrown, una ballad scritta da da Wesseltoft.

Rymden | Wesseltoft, Öström, Berglund – Foto di Soukizy

Un debutto milanese di grande impatto, dal quale già si può intuire che il trio avrà lunga vita e modo di sviluppare la bellezza di cui è capace. A riprova del fatto che lo spazio è un luogo intriso di mistero e di piacevoli sorprese.

Soukizy