Paolo Conte «Amazing Game»

1667
AUTORE

Paolo Conte

TITOLO DEL DISCO

«Amazing Game»

ETICHETTA
Decca

 


 

Diciamocelo francamente: trovarsi davanti la musica di Paolo Conte tutta insieme, intercalata da pochissime parole (qualcuna sopravvive, per voce – detta – del diretto interessato in Tips, e di Ginger e Rama Brew in Changes All In Your Arms, a rinfrescare memorie che vanno da «Parole d’amore scritte a macchina» a «Razmataz»), è un gran bel regalo. Ancor più oggi, che il Nostro si approssima a un traguardo anagrafico ragguardevole, e ruba (come quelle stelle di jazz, già…) musica a quella che per i comuni mortali è un’età da stracollaudata pensione.

Non che non le amassimo, quelle parole, ci mancherebbe: molte sono dentro di noi da decenni, da quando Paolo ha iniziato a far breccia nelle nostre teste e nelle nostre viscere, innescando un approccio assolutamente nuovo a quella canzone d’autore da cui lui ha sempre preso, sornione, le distanze. Emancipando un universo che sembrava come cristallizzato nel binomio voce-chitarra, dietro modelli a stelle e strisce decisamente altri da quelli che lui veniva a proporci con soffice intemperanza: lo sferragliare del jazz d’antan, certo, ma appena lì accanto la sensualità di certi ballabili peccaminosi, o, di contro, la familiare bonomia di qualche altro ballabile, a noi ben più prossimo. E poi un background (un approccio, meglio) colto nel senso meno altezzoso del termine: nel modo di porgere, di dire senza affermare. Suggerendo, alludendo, insinuando.

Oggi Paolo ha deciso di mettere insieme tanti anni di registrazioni semiclandestine (come gli piaceva, da ragazzo, la semiclandestinità del jazzfan, quell’annusarsi da lontano e amarsi anche solo nel nome di questa passione comune, alla luce del sole quasi inconfessabile), di musiche custodite sotto il cuscino, di tutti i suoi mantici e le sue ance, il suo essere artista essenzialmente acustico, con tanti dei musicisti che gli hanno fatto compagnia in quest’avventura irripetibile. Lui, olimpicamente, al pianoforte (ma anche alla marimba, in Largo Sonata per O.R., dove al piano siede, caso non unico, l’insostituibile Max Pitzianti, arrangiatore di molti di questi ventitré, preziosissimi brani nonché multistrumentista tuttofare), loro a farsi portatori di questa musica dagli afrori così familiari, fra improvvisazione e descrittivismo, charme da vendere, timbriche e colori che forse solo uno che frequenta da sempre grafica e pittura (e le elegantissime tavole, una per brano, che impreziosiscono il booklet interno stanno lì a ribadirlo) può sfoggiare con tanta sapienza e naturalezza.

Tutto il resto, nelle cui pieghe non è neppure il caso di addentrarci oltre, potrà raccontare a ciascuno qualcosa di diverso, un’inflessione nota o magari un’altra, invece, inattesa, in un’operazione assolutamente congrua, coerente, anzi necessaria, da godere da cima a fondo. Con tutta questa musica, come si diceva, messa insieme un pezzo dopo l’altro. Con pochissime parole in mezzo. Appena un soffio.

Bazzurro

DISTRIBUTORE

Universal

FORMAZIONE

Alberto Mandarini (tr.), Maurizio Bellati (corno), Massimo Pitzianti (cl., sop., bar., p., fis., bandoneón), Paolo Conte (p., marimba, voc.), Daniele Dall’Omo (chit.), Luciano Girardengo (cello), Jino Touche (cb., chit.), Daniele Di Gregorio (batt., vibr., perc.), più altri.

DATA REGISTRAZIONE

5-1-2015

 

Recensione
Voto globale
paolo-conte-amazing-gameAUTORE Paolo Conte TITOLO DEL DISCO «Amazing Game» ETICHETTA Decca     Diciamocelo francamente: trovarsi davanti la musica di Paolo Conte tutta insieme, intercalata da pochissime parole (qualcuna sopravvive, per voce – detta – del diretto interessato in Tips, e di Ginger e Rama Brew in Changes All In Your Arms, a...