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26-28 agosto 2014 | Cetraro, Palazzo Del Trono
Tredici anni di Peperoncino Jazz Festival hanno consacrato questa rassegna – nata dalla lungimiranza di Sergio Gimigliano – come un appuntamento di rilievo tra i festival estivi, per giunta in una regione (la Calabria) nella quale trovare le risorse per investire in un festival di musica jazz potrebbe sembrare un’impresa da folli. Ma i numeri danno ragione a chi ha voluto rischiare per realizzarlo proponendo, anche per il 2014, un cartellone di alto livello, tra stelle internazionali (su tutti, il trio formato da John Patitucci, Brian Blade e Danilo Perez) e ambasciatori del jazz italiano come Danilo Rea, Luca Aquino e Fabrizio Bosso: il tutto a prezzi popolari e tra i borghi costieri più suggestivi della regione.
In questo contesto, è nata l’idea di una tre giorni con residenza artistica che ha visto esibirsi alcuni tra i più brillanti giovani del jazz italiano.
Ad aprire la rassegna dal titolo emblematico di “New wave of italian jazz” è stato il trio del pianista Alessandro Lanzoni – Top Jazz 2013 come miglior nuovo talento – che a soli 22 anni si sta affermando come musicista originale e pieno di inventiva. Accompagnato da Enrico Morello alla batteria e Matteo Bortone al contrabbasso, Lanzoni dimostra di aver assimilato la lezione dei grandi maestri del pianoforte e di aver già trovato una sua dimensione espressiva. È toccato poi ai Neko – quartetto di Francesco Diodati – chiudere la prima serata con un progetto di grande valore che vede coinvolti alcuni dei musicisti più affini al chitarrista romano per percorso e vissuto artistico: Francesco Ponticelli (cb.), Ermanno Baron (b.) e Carlo Conti (sax). Il quartetto ha recentemente attirato l’attenzione di Enrico Rava, che ha voluto con sé Diodati per il suo New Quartet.
Il 27 agosto è stata la volta del trio di Francesco Negro (p.), composto da Igor Legari (cb.) e Ermanno Baron (b.), che ha scelto di presentare solo brani inediti tratti del disco di prossima uscita «Aspettando il tempo». Il pianismo di Negro è consapevole, fluido, immediato: senza dubbio un musicista che nei prossimi anni farà parlare molto di sé.
A seguire, il guitar trio di Francesco Savino che ha potuto contare su un’efficace sezione ritmica (Luca Alemanno al contrabbasso e Gianlivio Liberti alla batteria) e sulle capacità d’improvvisazione di Savino, autentico fiume in piena che ha chiuso il live con una splendida Darn That Dream.
Il 28 agosto, protagonisti sono stati i Travelers, quartetto capitanato dal contrabbassista Matteo Bortone, musicista pugliese che si divide tra Parigi e Roma e che di questo asse franco-italiano ha fatto il fulcro del suo gruppo, nel quale milita un eccezionale, giovane sassofonista, il francese Antonin Tri Hoang, insieme a Francesco Diodati ed Enrico Morello. In repertorio vi sono brani originali dotati di un’inedita freschezza e riletture di classici del rock – come la monumentale House Of The Holy dei Led Zeppelin – che testimoniano il grande interplay della band.
A chiudere la tre giorni sono stati i Luz, formazione composta dal chitarrista Giacomo Ancillotto, Igor Legari al contrabbasso e Federico Leo alla batteria. La proposta di questo trio dalla musicalità ricercata, che fa della tensione costante tra jazz e accelerate improvvise nel rock più elettrico la sua cifra stilistica, rivela un soggetto musicale composito e imprevedibile, restituendo un’istantanea fedele dell’ottimo stato di salute della nuova scena jazzistica italiana.
Lucilla Chiodi