MULATU ASTATKE L’ELLINGTON DELL’ETIOPIA

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Potremmo definirlo il Sun Ra della musica etiopica: come quello aveva traghettato le forme tradizionali del jazz e del blues in un’altra dimensione (cosmica, naturalmente), così lui ha ibridato le scale pentatoniche tradizionali con l’armonia occidentale e gli schemi ritmici afrocubani, creando una musica totalmente nuova. Parliamo del padre fondatore del cosiddetto ethiojazz, Mulatu Astatke, uno dei segreti più a lungo e meglio custoditi della scena musicale africana al pari del suoi connazionali, lo scatenato cantante e performer Mahmoud Ahmed e l’armolodico sassofonista Getatchew Mekuria. Fu la serie di antologie Éthiopiques dell’etichetta francese Buda a far conoscere per prima in europa quel patrimonio musicale ignoto e di grande valore: in particolare, il quarto volume della collana, pubblicato nel 1998, era interamente dedicato ad Astatke. Nato nel 1943, il compositore e bandleader innamorato del jazz ha – dopo aver passato la settantina con eleganza e autorevolezza – modi e visione da cugino africano di Duke Ellington, con il quale peraltro ebbe modo di collaborare in occasione di un concerto in Etiopia del 1973: «La serata più bella della mia vita», ama ricordare. Astatke conosceva bene la musica del Duca. L’aveva studiata negli anni Sessanta a Londra e poi a Boston, dove fu il primo studente africano del Berklee. Si era innamorato del jazz ma aveva scelto per sé il vibrafono perché gli ricordava il balafon africano, affiancandogli tastiere e percussioni a completare una ricca educazione musicale. Poi un lungo oblio, interrotto solo negli ultimi anni grazie alla pubblicazione di un ottimo disco e a numerose tournée internazionali che lo hanno reso popolare in tutto il mondo.

Fabrizio Versienti

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