Non potevano iniziare meglio le due stagioni parallele – catanese e palermitana – di Catania Jazz e Nomos Jazz. Alla benemerita associazione catanese Mike Westbrook ha voluto fare un gran dono: presentare in anteprima, il 15 novembre a Catania e il 16 a Palermo, il suo nuovo doppio cd intitolato «Catania», che reca le storiche registrazioni live del luglio 1992 nella città etnea. Di quella compagine orchestrale nelle recenti date siciliane erano presenti, oltre a Mike e Kate Westbrook, Phil Minton, Dominique Pifarely, Alan Wakeman, Peter Whyman e Graham Russell insieme a tanti altri, per un totale di ben ventitrè musicisti. Nella serata palermitana, che chi scrive ha seguito, e che ha presentato la medesima scaletta di quella catanese, il concerto articolato in due tempi ha lungamente spaziato nel repertorio della storica orchestra, con il consueto sense of humour tipicamente britannico, il dirompente swing, la vocalità sempre al centro della musica. Oltre alle voci della Westbrook e di Minton, perfetta dizione italiana per la prima e intatto funambolismo vocale per il secondo, altre due voci femminili, Martine Waltier e Billie Bottle, quest’ultima anche pianista e bassista. Gli strumentisti più in vista in assolo sono stati Wakeman al tenore e al soprano, Whyman all’alto e al clarinetto, i due validissimi trombettisti Russell e Dave Holdsworth, e soprattutto Pifarely, protagonista di assolo di violino di grande efficacia e intensità. Grande risalto alle passioni del pianista e direttore, William Blake affidato agli sperimentalismi vocali della splendida voce di Minton supportati da uno scatenato Pifarely (Long John Brown And Little Mary Bell, I See Thy Form), Weill-Brecht con una espressionista Alabama Song, e poi una lunga serie di brani tratti dall’ampia discografia del nostro: una intensa Gas Dust Stone; Brazilian Love Songs, una recente composizione originale affidata al fascino della voce di Kate; Bebop De Rigueur, dal disco «Citadel/Room 315», in cui l’orchestra ha ricordato in pieno la tradizione swingante delle big band statunitensi, una divertentissima U sciccareddu cantata in siciliano con il clarinetto di Whyman che ricordava certi equilibrismi di Tony Scott, il delicato e intenso blues D.T.T.M. di Danilo Terenzi affidato all’archetto di Pifarely dove l’orchestra ha assunto marcate connotazioni ellingtoniane come nella strayhorniana Something To Live For affidata al tenore di Wakeman. E ancora, da «Off Abbey Road», la sognante Golden Slumbers che confluiva nel finale affidato a una dilatata, dirompente versione di The Toper’s Rant, il brano che chiuse gli storici concerti catanesi e oggi conclude il disco live che li consegna alla posterità.
Vincenzo Fugaldi