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MICHELE HENDRICKS E RENATO CHICCO
Jazz Club Bari c/o hotel Palace, 25 marzo 2014
Poche vocalist possono rendere gigantesco il piccolo palco di un club. Ci vuole carisma, personalità, magnetismo e una voce capace di prendere per mano la tradizione del jazz e giocarci a proprio piacimento. Michele Hendricks ne è capace e lo fa con nonchalance, garbo e simpatia. Al suo fianco un pianista che non dovrebbe aver bisogno d’elogi, ma in Italia si dimentica facilmente se non si beneficia dei clamori massmediatici: Renato Chicco, un passato negli Stati Uniti con Wynton Marsalis, Woody Shaw, Freddie Hubbard, la big band di Lionel Hampton, Benny Golson, Jerry Bergonzi e sei anni al fianco di Jon Hendricks, che a occhio è uno che se ne intende e lo ha definito «il pianista par excellence». Il combo è completato da una terna di eccellenti musicisti pugliesi-lucani: Guido Di Leone (chitarra), Francesco Angiuli (contrabbasso), Giovanni Scasciamacchia (batteria).
Michele Hendricks ha voglia di divertirsi e far divertire e lo si capisce da subito, dai toni, dal suo italiano rudimentale che strappa gli applausi del pubblico che affollava il salone degli Specchi del Palace per la rassegna Jazz Club Bari (www.jazzclubbari.it), dal repertorio che si affaccia su film indimenticabili, come A qualcuno piace caldo con tutta la semplicità di I Wanna Be Loved By You che, pur mantenendo intatta la linea melodica, assume con lo scat della Hendircks gli abiti di uno swing irresistibile. Attinge Bare Necessities da Il libro della giungla e fa sobbalzare Scasciamacchia, perfetto nel timing, ed esalta la pienezza della sonorità e la precisione di Angiuli. Cambio di scena con I Fall In Love Too Easily, immersa nell’intimità del confronto con il piano di Renato Chicco. La voce di Michele è bluesy, ferma, leggermente velata, splendidamente ritmica e si adagia sul fraseggio lussureggiante di Chicco, fatto di rotture ritmiche improvvise e intriganti, di passaggi fulminanti. La vocalist di New York si proietta nei musical della premiata ditta Vincent Youmans – Irving Cesar con Tea For Two, prima e Sometimes I’m Happy poi, ottime per sottolineare lo stato di grazia di Guido Di Leone, che mette in mostra una tecnica personale e spettacolare: il suo discorso melodico, opportunamente equilibrato, alterna frasi suonate in nota singola, per ottave e per accordi, con una velocità perfettamente controllata e una precisione ritmica irreprensibile. Linguaggio che si esalta con Summertime versione Wes Montgomery, che contrappunta lo scat sassofonistico della Hendricks la cui voce salta, come una molla, tra le corde della chitarra e quelle del pianoforte.
Sorpresa dopo sorpresa, Michele chiama sul palco Francesca Leone con la quale ingaggia un accattivante duello a colpi di scat, che trova la brava cantante barese pronta a tenere botta.
Mama You Told Me, un blues che porta la firma della cantante statunitense, è il bis che le consente di giocare a rimpiattino con ogni suo partner e scolpire nella memoria dei presenti tutta la scioltezza e l’energia di Michele Hendricks.
A Ayroldi
foto di copertina di Mimmo Terenzio