McCoy Tyner «Echoes with a friend» – Milano, 6 luglio 2017

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McCoy Turner
McCoy Tyner a Milano, luglio 2017 @ photo roberto priolo

Milano, Orto Botanico, 6 luglio 2017

Al culmine della sua brillante programmazione Area M Estate entra nel vivo con l’evento più atteso della rassegna: il leggendario McCoy Tyner, icona del jazz che ricorda a tutti le più fulgide vette del quartetto di John Coltrane. Assente da tempo nel nostro paese, anche per le malferme condizioni di salute che purtroppo lo affliggono, il pianista ha scelto di circondarsi di musicisti che prima di essere colleghi egli considera amici fidati con cui condividere i palcoscenici per quella che è una sorta di lungo addio. La ritmica è affidata a due collaboratori abituali di Tyner: il bassista Gerald Cannon (che sta vivendo un felice momento musicale come testimoniato dalla recente uscita dell’album “Combinations”, recensito sull’ultimo numero di Musica Jazz) ed il batterista Francisco Mela (noto al pubblico italiano principalmente per far parte del trio di Melissa Aldana).

mccoy tyner - foto roberto priolo
McCoy Tyner con il bassista Gerald Cannon e il batterista Francesco Mela – foto Roberto Priolo

Gli anni passano e McCoy Tyner non ha più le forze per poter sostenere un concerto intero; per questo ad introdurre la sua esibizione aveva chiamato attorno a sé due pianisti completamente differenti fra loro per stile e concezione musicale ma entrambi accomunati dall’amore e dal rispetto portati verso il maestro: Geri Allen e Craig Taborn.

La triste e prematura scomparsa di Geri Allen una settimana fa ha fatto si che il testimone passasse ad Antonio Faraò. Fedele allo spirito della musica di McCoy Tyner, che considera maestro e punto di riferimento, Faraò ha dimostrato di trovarsi a suo agio nella rilettura di brani classici come Elvin “Sir” Jones (M. Tyner) o Inception (M. Tyner), cercando di ritrovare il sound degli anni ’60 nei quali il pianista americano veniva prepotentemente alla ribalta. Inoltre ha eseguito un brano di sua composizione, Syrian Children.

Poi tocca a Craig Taborn, uno dei musicisti più eclettici della scena newyorkese contemporanea, in un contesto più classico e tradizionale rispetto ai progetti a cui ci ha abituato negli ultimi anni. Taborn dimostra una grande devozione nei confronti del maestro e la sua bravura sta proprio nel saper partire dal repertorio tyneriano rispettandolo e proiettandolo nel futuro attraverso la propria originalissima interpretazione, fatta di perigliose salite e discese al di dentro del Maelström. Egli fa uso della grande padronanza tecnica per dialogare con Cannon e Mela, emanando continuamente stimoli e nuove idee che prendono forma solo nella dialettica di gruppo.

A fine serata arriva il momento atteso da tutti i presenti, che accolgono con una ovazione un McCoy Tyner fisicamente provato dagli anni e dalle malattie. Il suo passo è talmente lento ed incerto da fare pensare che difficilmente egli possa essere in grado di suonare. Ma come spesso succede con questi grandi artisti è sufficiente posare le mani sullo strumento per gettarsi alle spalle i malanni e fare ciò che hanno fatto per tutta la vita: suonare ciò che hanno dentro, regalare ancora una volta una emozione. La bellezza del suo inconfondibile sound è immutata e lascia il pubblico senza fiato. Spirito e la tecnica sono rimasti intatti: alla musica non manca swing e le atmosfere a cui si rifà sono quelle felici degli anni 70’ e dei primissimi anni 80’. Non è mancato l’uso atipico ed energico della mano sinistra che ha contraddistinto tutta la sua produzione musicale, impreziosendo un concerto che rimarrà nei ricordi di molti.

La speranza di tutti è quella manifestata dallo stesso McCoy Tyner a fine concerto: che sia solo un arrivederci, e che ci sia ancora una occasione di ascoltare un gigante del Jazz.

Francesco Spezia

 

McCoy Tyner gruppo - ph Francesco Spezia
McCoy Tyner nel saluto finale a Milano, luglio 2017 – ph Francesco Spezia