Lucy Woodward : in tournée dopo Rod Steward, Snarky Puppy e Celine Dion

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Lucy Woodward
Lucy Woodward

La cantante inglese Lucy Woodward sarà in aprile in Italia: il 4 al Blue Note di Milano; il 5 a La Tenda di Modena per il Crossroads Festival;  il 7 all’ Ex-Wide di Pisa; il 9 al Modo di Salerno e l’11 aprile all’ Aqva di Foggia.

I tuoi genitori sono due musicisti classici. Quanto hanno influenzato le tue scelte in ambito musicale?
Mi hanno molto influenzato. Sono cresciuta ascoltando musica classica e  mediorientale, quest’ultima perché mia madre era anche una danzatrice del ventre. Probabilmente, mi hanno influenzato soprattutto inculcandomi il senso della disciplina e nel far venire fuori le mie abilità, grazie proprio alla preparazione classica.

E tu hai studiato musica classica?
Da bambina suonavo flauto e pianoforte. Quando avevo circa dodici anni, trovai un set per karaoke in un negozio e mi dissi: «Questo è quello che fa per me». Ho studiato danza per tutta la mia infanzia, ed è una forma di preparazione classica. La pratica costante nel suonare il flauto, ha completato la mia preparazione.

Hai trascorso la tua infanzia con la musica e creando musica. Quando hai composto il tuo primo brano?
Quando avevo undici anni, avevo una memoria vivida. Ero a casa con la febbre, quindi non ero andata a scuola. Stavo guardando un cartone animato che, come tema principale, aveva una canzone con una melodia orecchiabile. Ho iniziato a scrivere subito il testo per quella melodia (aveva a che fare con un ragazzo che amavo a scuola, ovviamente). E’ stata la prima volta che ho realizzato di avere qualcosa in più e qualcosa da dire. Così, ho iniziato a riscrivere i testi di alcune cose che sentivo in TV e a cantarle con la spazzola tra le mani e davanti allo specchio.

In pratica, hai deciso di fare della musica la sua professione da quando eri adolescente.
Il mio primo lavoro è stato quello di cantare in un’opera rock per 100 dollari, quando avevo sedici anni. Ero così felice e pensai: «Wow, posso veramente guadagnarmi da vivere cantando?».

Invece, qual è stata la tua prima esperienza da professionista?
Mi unii a una band che suonava ai matrimoni quando ero molto giovane e cantavo almeno 5 volte alla settimana. Non avevo più voce al lunedì mattina! Ma era meraviglioso imparare a cantare di fronte a una band, cantare le armonie con altri cantanti, imparare ogni canzone in ogni tonalità e, poi, quando sono cresciuta, lavorare con i migliori musicisti di New York.

Parliamo del tuo quarto album «Til They Bang On The Door». Il titolo non compare, come è consuetudine, tra i brani in scaletta. Qual è il suo significato?
C’è una canzone nel disco che si chiamava Never Enough. Nella seconda strofa il testo dice: «I play that song the one that tears me apart, over and over again til they bang on the door». Parlo, in pratica, dei vicini e mi chiedo se possono ascoltarmi mentre ballo, piango, grido, rido, faccio musica o casino!

Lucy Woodward

Quali storie racconta questo disco?
Amore! Ho sempre scritto canzoni d’amore e l’ho fatto da prima che conoscessi cosa fosse l’amore. L’amore e lo spirito libero sono io, e il viaggio di entrambi: a volte lavorano insieme e talvolta è un caos e un conflitto totale. Ho anche una canzone dal titolo Live Live Live che parla della pace, il fatto è che se non ho musica nella mia vita, sento che mi ammalerò o che la mia anima si prosciugherà. È una canzone pop con un testo colorato che parla di crescere e ascoltare la musica in ogni cosa, persino con l’aspirapolvere!

Parliamo di alcuni dei tuoi compagni di viaggio: Michael League, Henry Hey, Cory Henry.
È una bella storia. Michael League era il mio bassista nel 2011 e abbiamo registrato il mio disco per la Verve nel 2010 come trio con Henry Hey. Poi Michael e io abbiamo fatto un altro tour in trio con Bill Laurance. Michael disse: «Ehi, vieni a cantare con il mio gruppo, gli Snarky Puppy!» Gli risposi: «Snarky chi?».  Devi sapere che eravamo tutti stipati in un furgone da nove passeggeri per il tour. E quello fu il mio primo assaggio del mondo degli Snarky. Non avevo mai provato quel tipo di famiglia prima d’ora. Mark Lettieri (chitarrista degli Snarky) mi chiama Snarky Kitten! Ho incontrato Cory Henry in quel contesto e, immediatamente l’ho sentito come un fratello. In realtà, lo sono tutti. Henry Hey e io abbiamo suonato insieme in una banda per matrimoni tantissimi anni fa e abbiamo cantato standard di jazz, quando tutti stavano mangiando le loro insalate. Abbiamo scelto le canzoni d’amore più oscure in chiave minore per cantare e in quel momento ho capito che volevo fare musica con questo ragazzo. Mi sento così con tutti questi ragazzi: è una super famiglia amorosa.

Lucy Woodward
Lucy Woodward con gli Snarky Puppy

Come definiresti la tua musica?
Sono sempre stata assoggettata a un genere. Invero, alcune volte sono ispirata da Peggy Lee, altre da Robert Plant. Sono sempre stata così e ora ho scelto di non pensarci, perché voglio essere ciò che sono. Ho collaborato con tante case discografiche nella mia vita in cui mi dicono «Tu chi sei?». Ora sono cresciuta e dico che non importa più appartenere a un genere. Tutti noi cresciamo ascoltando così tanti stili musicali diversi e tutto ciò come potrebbe non influire sul mio modo di cantare? Mi piace poter essere in grado di suonare in un modo, in un genere e, poi, poterne uscire e fare altro. Ci deve essere, però, sempre un po’ di blues…

Hai condiviso il palco con grandi nomi della musica, come Celine Dion, Rod Stewart, Chaka Kahn, Carole King, Joe Cocker. Chi ti ha maggiormente impressionato?
Sono tutti incredibili! Ho trascorso più di quattro anni con Rod Stewart girando mezzo mondo, anche in studio e al di fuori del lavoro. Ho imparato ogni sera cantando o semplicemente parlando con lui di compositori, film, politica e arte. Mi impressiona il fatto che trovi ancora nuovi modi di suonare Stay With Me o Baby Jane dopo averli cantati per decenni. Rod si diverte ancora molto con la sua voce, la sua musica e la sua band. Ho cantato quattro o cinque canzoni nel disco «Taking Chances» di Celine Dion. Dovevo armonizzarmi con lei: dovevo sembrare come lei, ed è stata un’esperienza molto educativa dal punto di vista musicale. La sua tecnica vocale è la migliore in assoluto nella musica contemporanea. Carole King ed io ci siamo incontrati casualmente. La prima volta fu circa vent’ anni fa e io ero una giovanissima cantante e ci incontrammo perché il mio bassistae anche fidanzato – stava registrando una sua demo. Lei mi guardò e disse: «Mi piacciono le tue sneakers. Ti ho sentita, vuoi cantare su questa mia canzone?» Mi ha portata di peso nella cabina di registrazione e ha tenuto entrambe le mie mani per tutto il tempo cantando gospel. Ciò accadde anche quattro anni dopo e, poi, dopo altri sette anni, tutto per caso. Lei è magica. La sua intera essenza come artista è qualcosa da cui tutti possono imparare. Le sono umilmente grata.

Lucy Woodward
Lucy Woodward, qui corista di Rod Stewart

Parliamo del tuo prossimo tour in Italia. E’ la prima volta che vieni in Italia?
Non è la prima volta che canto in Italia: ad aprile dello scorso anno aprii il concerto degli Snarky Puppy a Bologna e il pubblico italiano per me fu una rivelazione: fantastico! Il loro agente mi ha insegnato come cantare Happy Birthday in italiano per il compleanno di Michael League e tutto il pubblico lo ha cantato con noi. Ho anche suonato con Rod Stewart a Roma un paio di volte. Sono stata in Italia due volte con mio padre, quindi ho anche avuto un’esperienza da non-musicista. Quando avevo sedici anni, ero una sognatrice, molto romantica e ricordo di aver scritto il mio nome sui ponti in ogni città: LW è stata qui! Nel 2015, mio padre ha fatto una mostra d’arte alla Biennale di Venezia, così io e mio fratello siamo andati lì per una settimana. Ho suonato al festival Dromos in Sardegna la scorsa estate ed è stato bellissimo! L’aereo ha avuto un atterraggio terrificante di emergenza a Genova con un ritardo di sette ore, quindi quando siamo saliti sul palco eravamo così grati di essere vivi e il pubblico è stato splendido. Non dimenticheremo mai quel giorno. Sono innamorata dell’Italia e ogni volta è speciale esserci.

Chi suonerà con te?
Sarò in compagnia di alcuni incredibili musicisti olandesi: Niek de Brujin alla batteria, Udo Pannekeet al basso, Alexander van Popta alle tastiere e Jelle Roozenberg alla chitarra. Mi ritengo molto fortunata di poter lavorare con loro.

Dove possiamo vederti e ascoltarti?
Su tutti i social: Instagram @misslucywoodward e Facebook @lucywoodward; youtube.com/lucywoodwardonline e naturalmente, il mio sito www.lucywoodward.com. Tutti i miei dischi sono presenti su itunes.

Stai lavorando anche a qualche altro progetto?
Recentemente sono stata in tour con The Charlie Hunter Trio e faremo altri due tour quest’anno. Facciamo standard blues e brani meno noti di Nina Simone. E’ un’esperienza molto formativa per me, perché uso la voce e devo fare orecchio in modo molto diverso rispetto a quello a cui sono abituata. Speriamo anche di registrare un disco nel 2019 e di fare un tour europeo. Poi, sto lavorando con una big band europea e una in Los Angeles su mie musiche: è una band rock&roll. Sono veramente fortunata nel poter far parte di progetti tanto diversi e spero di poterlo fare per tutta la mia vita.

Alceste Ayroldi