«JAZZGIGS: MUSICA & IMMAGINE 1983-2013»

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locandina manifestazione

La mostra di Pino Ninfa ha avuto il merito di far approdare la fotografia jazz in un luogo-contesto ad alta valenza culturale e di avviare con un convegno non rituale un confronto dai risvolti estetico-pragmatici: «Fotografare il jazz: documento o opera d’arte?» (28 settembre) è stato condotto in modo pertinente da Guido Festinese, che ha iniziato collegando il dagherrotipo ottocentesco con la musica di Louis Moreau Gottschalk e paragonando il fotografo di jazz a uno storyteller.

Per Roberto Masotti, «se la fotografia viene confinata al jazz non ci guadagniamo». Il problema è, in Italia soprattutto, la scarsa considerazione per la foto che si occupi di performing arts: rare eccezioni la mostra «Il secolo del jazz» e quella dedicata alla Ecm a Monaco.

Luciano Rossetti ha evidenziato il bisogno di agire in collettivo, di creare progetti, di mettere assieme idee e ha portato a testimonianza il lavoro videofotografico sul festival newyorkese Vision.

Il fotografo statunitense Jimmy Katz (protagonista di un collaterale laboratorio) si è dichiarato ispirato da Francis Wolff, William Claxton e Herman Leonard ma intenzionato a trovare la «visione» adatta per il jazz dei nostri tempi. Ne ha dato un saggio proponendo un estratto dal suo Jazz in New York, in cui città e musicisti si intrecciano.

Per Pino Ninfa «bisogna iniziare a usare un pensiero aperto e collaborativo, cercando di portare a casa le potenzialità che il jazz ci offre (…). Dobbiamo far (ri)nascere l’interesse per la fotografia e per la fotografia jazz».

Il convegno, in buona sostanza, ha suscitato la voglia di continuare il dibattito con iniziative comuni, mantenendo un vivo contatto con quanto accade e con fotografi, musicisti, critici, operatori.

L Onori