jazzahead! 2017: il reportage della manifestazione

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jazzahead!

Jazzahead! Brema, 27-30 aprile 2017

Raggiunto il traguardo dei 60 paesi rappresentati. I partecipanti professionali hanno superato quota tremila (3169, per l’esattezza) mentre rispetto al 2016 sono stati mille i visitatori in più, attratti dai concerti all’interno della fiera di Brema. Questi sono i numeri principali di jazzahead!, la manifestazione giunta alla sua dodicesima edizione nella città tedesca. Inoltre nel 2017 la rassegna ha avuto come paese partner la Finlandia, protagonista del concerto di gala con il pianista Iiro Rantala e della Finnish Night cui hanno dato vita otto formazioni. Della manifestazione abbiamo parlato con Peter Schulze, uno dei due direttori artistici, e con Sybille Kornitschky, che di jazzahead! è la figura manageriale. A fine manifestazione, infine, è stato annunciato il prossimo paese partner, la Polonia, nell’edizione che si terrà dal 19 al 22 aprile 2018.

Peter Schulze, qual è stata l’origine di jazzahead!?

Tutto cominciò nel 2006 quando arrivò alla direzione della Fiera di Brema Hans Peter Schneider, un grande appassionato che in pratica è stato il fondatore di jazzahead!. Io ho lavorato in radio per 30 anni e un giorno mi è arrivata la sua telefonata: ‘Mi hanno parlato molto di te in città: spiegami come mai ho avuto bisogno di chiamarti’. Allora ci siamo incontrati e ho buttato giù qualche idea che poi ho sviluppato con l’assenso di Schneider.

La manifestazione è nata dunque come fiera?
La formula ha subito unito l’aspetto fieristico a quello dell’esibizione musicale. Io ho fatto parte del consiglio d’indirizzo dal primo momento mentre Ulrich Beckerhoff era il direttore artistico, incarico che attualmente condividiamo. Ci siamo accorti che non volevamo una scena unicamente tedesca, ma europea. Così nel 2007 si è aggiunta una programmazione con formazioni da vari paesi. Poi dal 2011 è nato il partenariato con la scena jazz di una nazione specifica. La prima scelta fu quella tutt’altro che ovvia della Turchia. Poi sono scelte Spagna, Francia e Danimarca fino alla Finlandia in questo 2017.

Perché secondo lei questa manifestazione ha avuto la possibilità di svilupparsi a Brema e non in città come Monaco, Amburgo o Berlino?
Secondo me per due motivi. Innanzitutto perché gli appassionati di jazz erano ai vertici della fiera. Poi per le dimensioni della stessa, meno grande rispetto a quelle di Monaco o Amburgo. Questo ha dato la possibilità di sviluppare progetti di nicchia, impossibile in una struttura più grande. Così ognuno di noi ha potuto portare la propria professionalità per la riuscita della manifestazione. Ad esempio Sybille Kornitschky è project manager fin dal primo momento, ma non faceva parte di ambienti legati al jazz.

E la città di Brema ha accolto bene la rassegna?
Sì, anche se soltanto dopo qualche anno è stata coinvolta in pieno. Adesso oltre agli showcase abbiamo varato l’iniziativa Club Night, che coinvolge tanti luoghi in città. Tutto ha potuto svilupparsi velocemente, tanto che da 800 partecipanti professionali abbiamo raggiunto la quota di tremila e di varia estrazione: da musicisti a festival, etichette e stampa specializzata.

Lei è direttore artistico anche della Sendesaal a Brema, molto richiesta dalle etichette per le incisioni…
E’ un edificio che risale al 1952 ed era la vecchia sede di Radio Bremen. Ci sono passati tanti musicisti a partire da Charles Mingus ad Alfred Brendel. Tra le incisioni più importanti quella di Keith Jarrett per ECM. La stessa ECM ha organizzato qui la propria serata all’interno di jazzahead! C’è una programmazione molto importante, e per quanto riguarda le caratteristiche il sito permette anche una visita virtuale».

Concludiamo con i rapporti tra la fiera e l’Italia. Cosa pensa del nostro panorama jazzistico?
Ho grande stima del jazz italiano. Per prendere un paese come partner di un’edizione abbiamo però bisogno di un lavoro molto accurato che parte da lontano, almeno tre anni. E per questo c’è bisogno di un interlocutore e di un’organizzazione stabile che segua tutto questo iter, dato che abbiamo necessità di stabilire strategie importanti. Ci sono stati contatti già lo scorso anno, ma purtroppo ci sono state difficoltà.

jazzahead! 2017
Tra i protagonisti di Finnish Night a jazzahead! 2017 Verneri Pohjola Group – foto Maarit Kytöharju

 

Sybille Kornitschky, qual è la caratteristica principale di jazzahead! come fiera?
Posso affermare che jazzahead! è la più importante occasione di incontri di jazz a livello mondiale. Sin dalla sua prima edizione del 2006, l’appuntamento è cresciuto in dimensioni tali da diventare indispensabile per tutti gli addetti ai lavori. Con la sua concezione unica che combina showcase, conferenze, mostra e festival, il tutto attorno all’argomento centrale del jazz, la fiera è diventata un momento immancabile per tutta la scena jazz globale che trova l’occasione di partecipare a un network.

Quanti paesi sono rappresentati a Brema ogni anno e quali categorie di addetti ai lavori?
Nell’undicesima edizione del 2016, jazzahead! è stata visitata da 2742 partecipanti professionali da 57 paesi. La quota di persone provenienti da fuori Germania è stata del 70%. Tutti i principali protagonisti del business musicale legato al jazz sono presenti. Per quanto riguarda la lista dei settori rappresentati ricordo gli artisti, le agenzie, i club e i festival, le etichette discografiche con la distribuzione. A questi aggiungo i media, gli editori, gli studi di registrazione, ma anche archivi e studi legali specializzati.

Quest’anno avete avuto la Finlandia come nazione partner. Con quali criteri scegliete il tema di ogni edizione?
Prima di tutto si tratta di una scelta del comitato artistico senza un processo di selezione. Facciamo questo dal 2011 e l’idea è quella di inserire una nazione al centro dell’appuntamento annuale, sia nel contesto della fiera musicale internazionale con i suoi showcase, sia nel festival culturale con un programma che si estende per due settimane. Il paese partner viene selezionato sulla base di due criteri principali: innanzitutto una scena ampia e particolarmente attiva le cui produzioni (a nostra opinione) meritano una maggiore attenzione internazionale. Poi oltre l’aspetto musicale, che il paese prescelto abbia anche una scena culturale altrettanto attiva e che sia interessata a farsi conoscere nella realtà cittadina di Brema.

In questo contesto la scena italiana quanto è stata coinvolta negli ultimi anni?
L’Italia è presente sin dalla prima edizione del 2006. Ma attualmente i contatti con il vostro paese non sono così forti come potrebbero o dovrebbero essere. Ci sono buone iniziative o organizzazioni come Puglia Sounds, ma in confronto ad altre nazioni europee manca ancora una vera e propria presenza nazionale. Con I-Jazz (l’associazione dei festival italiani) sembra che ci sia un tentativo di una visibilità più ampia, un fatto che sarebbe desiderabile e appropriato per la vostra scena nazionale, molto interessante e dinamica.

Michele Manzotti