Nella seconda delle tre date del tour italiano, Sanremo celebra con entusiasmo la leggenda Herbie Hancock. Tutto esaurito, infatti, il teatro della città ligure; che è andato come in fiamme per un concerto memorabile davanti a un pubblico accorso da tutta Italia e perfino dalla Francia.
Ad accompagnare il pianista, e da lui stesso presentata con fervore, una band d’eccezione: Lionel Loueke alla chitarra, «Non ho mai sentito nessuno come lui, sembra che suoni come cinque persone», l’inconfondibile James Genus al basso, ovvero «The one and only», la giovane e talentuosa Elena Pinderhughes, flauto e voce, e il timido ma impressionante Justin Tyson, uscito dalla cerchia di Robert Glasper, alla batteria. È noto che il quasi ottantenne pianista di Chicago ama circondarsi di giovani, e che anche questa volta ha chiamato a sé musicisti di alto livello, in grado di tener testa alla sua ben nota vitalità.
Il viaggio è assicurato fin dall’introduzione, con la quale i musicisti e il leader squarciano il tempo per investirci di suoni spaziali ed ipnotici sui quali lasciarsi andare a ciò che sarà. Ovvero uno sguardo al periodo degli anni Settanta e, soprattutto, alla lungimirante visione degli Head Hunters. E il pianista, con il consueto sorriso e carisma, dividendosi tra il pianoforte e le sue affezionate tastiere, propone brani come Actual Proof, Come Running To Me, Secret Sauce, Chameleon, R.I.P.
Pubblico in visibilio, immerso in un’atmosfera difficile da dimenticare e permeata di sound elettrico . A concludere, una stratosferica versione di Cantaloupe Island e il richiestissimo bis, Chameleon, che smuove finalmente tutti coloro che non vedevano l’ora di abbandonare la poltrona: è incanto e festa. Il pianista si muove sul palco con la sua ben nota e affezionata tastiera portatile, saltellando qua e là attorno ad i compagni. E un semplice saluto al pubblico non basterebbe, tanto che a fine concerto si spinge fino a bordo palco stringendo le mani ai devoti. Ma neanche gli applausi bastano.
Si esce dal teatro con la certezza di essere stati fortunati nell’aver condiviso la straordinaria presenza di un musicista che ne ha viste e fatte tante e che, con la stessa devozione di sempre, ci regala momenti di grande e intensa bellezza.
Soukizy