Gonzalo Rubalcaba Quartet “Tribute to Charlie Haden”– Piacenza Jazzfest

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Gonzalo Rubalcaba Quartet a Piacenza Jazzfest 2017 - foto Angelo Bardini

15 marzo 2017, Auditorium Conservatorio Nicolini, Piacenza

Rubalcaba ritorna a Piacenza dopo un fortunato ed applauditissimo concerto in solo dell’edizione 2013 del jazz festival e anche questa volta incanta il pubblico.

Nel progetto interamente dedicato al suo mentore Charlie Haden, che lo volle accanto a sé sin dall’arrivo negli Stati Uniti alla metà degli anni ottanta , il pianista cubano apre il concerto in solitudine con uno struggente assolo dove il sospeso ed estatico lirismo sfocia in improvvisi sbocchi, come un fiume in piena che cerchi nuove vie al di fuori del proprio alveo, così la fitta e fine tessitura del pianoforte si arricchisce di sempre nuove sfumature dimostrando tutta la ricchezza espressiva dell’artista cubano. A questo intenso assolo si sono aggiunti uno ad uno gli altri componenti del gruppo: Will Vinson al sax alto, Matt Brewer al contrabbasso e Jeff Ballard alla batteria.

Will Vinson al sax alto – foto Angelo Bardini

L’allampanato Vinson si è subito ritagliato un ampio spazio dispiegando un suono morbido e fluente dentro ad un fraseggio luminoso ed elegante, nel quale non ci sono indecisioni e che appare molto West Coast . La sua è una bella prova di lucidità e carattere e questo musicista dovrà essere ben tenuto d’occhio nel futuro. Molto convincente anche la performance del contrabbassista Brewer, messo alla prova dai complessi arrangiamenti di Rubalcaba, dai quali è comunque uscito a testa alta.

Matt Brewer al contrabbasso – foto Angelo Bardini

 

 

 

 

 

 

 

Il programma musicale è di grande coerenza stilistica e l’omaggio ad Haden s’ispira soprattutto alla poetica degli ultimi anni della carriera del grande bassista, permeandola con gli influssi ispanici che lo stesso Rubalcaba aveva portato in prima persona nei gruppi di Haden. Il pianista introduce spesso i brani con lunghi assoli densi e pregnanti, ora su atmosfere eteree ora su tempi veloci, ora erigendo veri muri di suono, ma sempre all’interno di una grande lucidità espressiva, rafforzata dall’ingresso dei partner nei brani, tutti bravissimi nel sostenerne il climax e facendoli respirare in un continuo alzare e sopire la tensione. La coesione è uno dei punti di forza di questo gruppo , anche quando si alzano i ritmi spostandosi alle soglie dell’informale. Tra i titoli in repertorio First Song, Bay City, Silence, Sandino, Passionaria.

Gonzalo Rubalcaba – foto Angelo Bardini

Un discorso particolare merita il batterista Jeff Ballard, forse più libero in questa occasione rispetto alle pur straordinarie prove all’interno del trio di Brad Mehldau, ha dato un saggio notevole della sua arte basata su una propulsione cangiante ed arricchita da un caleidoscopio di timbri e colori appena sottintesi, la cui misura è talmente intelligente da arricchire l’intera tavolozza musicale senza quasi comparire direttamente, senza cercare mai la spettacolarità fine a se stessa. Tutta la sua immensa statura artistica si è totalmente esplicitata nella parte in duo del brano Silence, nel quale lungamente ha accarezzato la batteria con le spazzole avvolgendo in una costruzione spiraliforme l’estatico momento espressivo del piano di Rubalcaba, in un finale di concerto di grande emozione.

Giancarlo Spezia

Jeff Ballard alla batteria – foto Angelo Bardini