16 marzo 2014, Piacenza, Cantiere Simon Weil
GRANULARITIES
La vitalità di un festival, spesso, si gioca anche nei suoi eventi collaterali. Il Piacenza Jazz Fest ha visto di anno in anno arricchire la sua proposta di concorsi per giovani musicisti, conferenze, piccoli concerti spesso gratuiti, corsi di fotografia jazz per studenti dei Licei.
Quest’anno, per esempio, la mini rassegna “Piacenza suona jazz” vede il coinvolgimento di bar e locali pubblici in cui sono programmati ben quattordici concerti volti a dare l’idea di una città “suonante”; può quindi capitare che si tratti di scelte artistiche molto ardite e non commerciali. È stato il caso del trio Granularities ospitato nel Cantiere Simon Weil, un piccolo spazio cittadino votato al teatro e alla musica d’avanguardia. Il trio è composto da Gianni Mimmo al sax soprano, Martin Mayes al corno e Lawrence Casserley all’elettronica.
Protagonisti di una musica totalmente improvvisata, i tre sono coinvolti in un interplay totale. Il suono dei due fiati è campionato e modificato dal computer di Casserley, che li integra con il soffio ansimante del suo respiro, anch’esso modulato attraverso il software di interazione. Ed è proprio questo che dà un corpo alla musica, facendola apparire viva e pulsante, liquefatta al punto da sembrare un mare appena mosso sul quale emergono le grida di Mimmo e Mayes.
In assenza di temi o strutture armoniche predefinite la musica si snoda comunque in un percorso di creazione istantanea che ha momenti di grande suggestione. Mimmo, allievo di Steve Lacy, ha suonato il soprano nello stile teso e rarefatto del del suo maestro, mentre Mayes ha alternato al corno tradizionale un corno alpino e una miscellanea di piccoli strumenti come piatti, conchiglie, campane, vasellame e altro, arricchendo non poco la gamma coloristica.
Un’esperienza sonora di grande fascino estetico, che fa onore ai musicisti e al coraggio degli organizzatori.
G Spezia