Aldo Di Caterino Trio – Claudio Fasoli Samadhi Quartet al Milestone per il Piacenza Jazz Fest

di Francesco Spezia

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Dopo il concerto inaugurale dedicato alla figura del Maestro Giuseppe Parmigiani, compianto arrangiatore piacentino ma soprattutto mentore di molti musicisti locali, il programma del festival entra nel vivo col primo dei tre appuntamenti dedicati al jazz italiano. Quest’anno, infatti, per la prima volta viene utilizzato il locale del Milestone durante il festival per accogliere i concerti dei vincitori del concorso Bettinardi della passata edizione e di alcuni affermati colleghi della scena nazionale. È una formula che si è subito dimostrata molto efficace e che ci auguriamo verrà riproposta nelle prossime edizioni.

Ha aperto la serata il flautista pugliese Aldo Di Caterino, affiancato dalla chitarra acustica di Nando Di Modugno (col quale ha registrato il disco che verrà presto dato alle stampe) e dal basso di Dario Deidda, ospite speciale del concerto. Il set si è sviluppato attorno a brani di Ralph Towner e Pat Metheny e ad alcuni originali di Di Caterino e Di Modugno.

Dopo un primo brano in cui l’affiatamento del gruppo era apparso buono ma pur sempre frutto di un incontro estemporaneo, nei pezzi successivi l’intensità del concerto è aumentata, regalando momenti di ottimo jazz. Di Caterino si è dimostrato un vero e proprio virtuoso dello strumento, a suo agio sui tempi lenti e medi ma strabordante in alcuni brani veloci. Si tratta di un indubbio talento di cui sentiremo parlare in futuro.

Claudio Fasoli 4tet

Il secondo set ha visto come protagonista il quartetto di Claudio Fasoli, un’occasione preziosa per poter assistere all’esibizione di uno dei nostri migliori jazzisti. Dopo una sentita introduzione del direttore artistico Gianni Azzali, che fu allievo di Fasoli ai seminari di Siena Jazz, il pubblico del Milestone accoglie calorosamente il sassofonista veneziano e i suoi sodali che possono così dare il via al concerto. In questo caso si trattava di una formazione rodata, formata da musicisti che lavorano assieme da tanto tempo: al piano sedeva Michelangelo Decorato mentre la sezione ritmica era composta da Andrea Lamacchia al contrabbasso e Marco Zanoli alla batteria. Nel 2017 in compagnia del trombettista svizzero Michael Gassman come ospite speciale fu inciso ‘Haiku Time’ per la Abeat.

Claudio Fasoli

La magia nella musica di Fasoli risiede nella coesistenza di tradizione e ricerca. Il linguaggio dei grandi è pienamente assimilato ma non viene riproposto in maniera letterale, mentre la ricerca si concentra sulla combinazione di timbri e suoni fra strumenti. Lo schema tema-assolo-tema (ABA) è del tutto abbandonato. Al contrario i brani si susseguono con un andamento narrativo, presentando diverse situazioni musicali tramite gli incastri timbrici degli strumenti che di volta in volta dialogano sul palcoscenico. È questa una delle caratteristiche che rendono Fasoli maestro indiscusso dell’era post bop europea, assieme a Kenny Wheeler e Henri Texier per citare alcuni colleghi della stessa generazione. Particolarmente notevoli alcuni interventi di Lamacchia (una lunga e imprevedibile apertura in solo con l’archetto) e Zanoli (al quale è stato dedicato appositamente un brano) ma anche Decorato ha dato prova di grande finezza soprattutto nelle sezioni in trio. Come d’abitudine Fasoli ha alternato sax tenore al soprano ricurvo, offrendo una prestazione maiuscola anche dal punto di vista prettamente strumentale e non solo dal punto di vista compositivo.
Un ottimo inizio per il festival che sabato ospiterà il quintetto di Michel Portal per festeggiare i suoi 85 anni e la settimana successiva il duo Rava-Hersch. Tutti gli altri appuntamenti sono consultabili sul sito di Piacenza Jazz Fest.
Francesco Spezia