Fano Jazz dietro le quinte: la macchina di un festival, II parte

In occasione dei trent’anni di Fano Jazz By The Sea, Musica Jazz (mese di maggio, 2022) ha intervistato il suo direttore artistico Adriano Pedini. Ora che ci troviamo sul campo, abbiamo deciso di proseguire il nostro “dietro le quinte” coinvolgendo lo staff, per carpire i segreti di un festival dall’anima green così longevo e di successo. Questa è la seconda e ultima parte del diario di bordo.

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Staff Fano Jazz Network

Cecilia Marino – Coordinatrice Jazz Village

Com’è nato il Jazz Village? E come si è sviluppata l’idea di un’architettura ecosostenibile?
Il Green Jazz Village è nato nel 2017 ed è subito diventato segno identitario e cuore pulsante del Festival. Nel Jazz Village si sviluppa il nostro concreto impegno verso il rispetto dell’ambiente, la sostenibilità, con l’adozione di una check list dove sono indicati i CAM (Criteri Ambientali Minimi), cioè tutte quelle buone pratiche per un festival sostenibile da condividere con il pubblico, un vero e proprio manifesto “Green Jazz”. Gli spazi sono tutti allestiti e arredati con materiali ecosostenibili, compresi i supporti fisici per la comunicazione, frutto di una accurata progettazione che prevede soluzioni innovative e circolari nell’architettura, secondo i principi del Design For Disassembly, volte alla prevenzione dei rifiuti (riutilizzo, riduzione dell’uso di materiali, ecc.). Al suo interno, oltre ai concerti delle sezioni Young Stage e Cosmic Journey, è presente quella che abbiamo ribattezzato una chill area (area rilassante) con installazioni artistiche, info point, yoga & jazz, nonché il progetto Jazz For Kids, con attività didattiche rivolte ai più giovani, quali il Campus Musicale, che prevede la formazione di un’orchestra composta da oltre 40 bambini e ragazzi; qui ha sede anche l’Area Baby Friendly per i più piccoli.

Sons of Kemet (foto Andrea Rotili)

Tra una domanda e l’altra vi raccontiamo gli ascolti più interessanti (secondo noi) fatti nel corso della nostra permanenza. Iniziamo con il prorompente magma sonoro, dai ritmi ancestrali ed ipnotici, dei Sons Of Kemet che ha presto trasformato una composta platea in un’incontenibile folla danzante. La tappa fanese ha rappresentato una delle ultime possibilità d’ascolto dal vivo di questa band, che pare intenzionata a sciogliersi al termine di questo tour europeo. Sullo Young Stage, preludio quanto mai azzeccato all’osannata band britannica è stata l’irriverente elettronica d’atmosfera degli italianissimi Mack.

Louis Cole Band (foto Andrea Rotili)

La sera successiva, siamo volati dal Regno Unito alla West Coast con la stravagante performance del polistrumentista, cantautore e produttore di Los Angeles Louis Cole. Vintage e futurista al contempo, a metà tra una pellicola di Wes Anderson e Licorice Pizza, Cole ci ha catapultato – complice un altrettanto ispirato Nate Wood (batteria e basso) – in un caleidoscopico universo fatto di marshmellow e altre loverie (golosità) musicali in cui ha fatto sfoggio delle sue doti canore, danzanti e di pirotecnico batterista.

Andrea Cussotto – Curatore Cosmic Journey

Quando è nata l’appendice Cosmic Journey all’interno di Fano Jazz By The Sea e cosa propone?
Cosmic Journey nasce da un’idea mia e di Federico Moschetti, fonico pesarese che lavorando già all’interno del festival aveva intravisto la possibilità di collaborare con Fano Jazz By The Sea poiché sì, è un festival storico, ma ha da sempre una visione alternativa e avanzata. Era la situazione giusta in cui inserire un’ulteriore dimensione che tenesse conto di sfaccettature e contaminazioni che si potrebbero definire “post-jazz”. La scelta di proporre dei dj, una novità per il festival, presentando però una visione di questi ultimi non come animatori ma come artisti che aprono dei mondi su quello che è il nostro modo di intendere il jazz. Oltre ai dj set abbiamo proposto dei live, più elettronici e sperimentali, ma che hanno sempre una forte radice e un legame con quello che è il jazz, che per noi, più che un genere musicale, è un modo di vivere e intendere la musica.

Come operi le scelte artistiche? Che margine di libertà hai rispetto al cartellone principale del festival?
La fortuna di collaborare con Fano Jazz e far parte di questa famiglia è quella di avere una totale libertà nella scelta artistica e una totale fiducia da parte dello staff, a cui si aggiunge un confronto per me fondamentale e molto utile con Adriano Pedini. La direzione artistica è frutto di uno scouting che dura tutto l’anno e di confronti con collaboratori e amici il cui obiettivo è quello di portare in scena quello che secondo noi è il meglio di ciò che abbiamo ascoltato durante l’anno e che rappresenta al meglio la nostra idea di jazz. L’obiettivo per il futuro è una strada che abbiamo già cominciato ad intraprendere con Adriano, vista la crescita di questa sezione. Proveremo a valorizzare sempre di più i live, iniziando ad inserire anche dei contenuti internazionali, senza tralasciare l’incredibile quantità di progetti che si stanno affacciando e affermando sul panorama italiano.

Dan Kinzelman
Foto di Mirko Silvestrini

Nell’ambito di “Exodus Stage. Gli echi della migrazione” siamo stati rapiti da Resist/Evolve, solo-performance del polistrumentista statunitense, folignate d’adozione, Dan Kinzelman. Itinerando nella raccolta Pinacoteca San Domenico, Kinzelman ha trasformato il concerto in una danza, divenendo tutt’uno con clarinetto e sax, complice anche un magnetico ed impegnativo uso della respirazione circolare. Ha fatto suo lo spazio e lo spazio ha risposto appieno amplificando un viaggio sonoro che ha totalmente avvolto un pubblico emozionato.

Giovanni Guidi
Foto di Erika Belfiore

Di pari intensità, seppur ben diversa nell’orchestrazione, la toccante e commovente performance del pianista Giovanni Guidi: nella cornice dell’Ex Chiesa di Francesco, nemmeno un’insistente pioggerellina ha impedito di godere delle note di Guidi che fluivano su voci registrate di Pier Paolo Pasolini, Ninetto Davoli e Fabrizio De André. Parole struggenti che hanno affrontato, tra altri, temi quali l’immigrazione e la perdita (spesso conseguente) degli affetti più cari. Immancabile la personalissima e toccante rivisitazione del brano “Amandoti” (Lindo Ferretti – Massimo Zamboni).

Jean Gambini – Coordinatore campus musicale
L’educazione musicale è un aspetto fondamentale di Fano Jazz By The Sea. Ci racconta brevemente la bella avventura dell’Orchestra Mosaico.
L’Orchestra Mosaico nasce dalla volontà di un gruppo di musicisti professionisti, Ximena e Zulma Jaime, Giorgio Caselli ed io, con l’intento di creare uno spazio musicalmente stimolante, di condivisione e di aggregazione, al fine di favorire l’apprendimento musicale, la crescita individuale e la comunicazione con il prossimo. Uno spazio di ricerca per l’insegnamento e l’apprendimento della musica, “giocando-suonando” con l’improvvisazione ed i linguaggi che sono alla base di tutta la musica contemporanea: il jazz, la musica classica e quella popolare. Il progetto Mosaico si è sviluppato naturalmente quando nel 2015 abbiamo iniziato un percorso sperimentale d’orchestra con bambini dai 6 ai 12 anni (gran parte dei quali avevano iniziato il percorso con la Music Learning Theory di E. Gordon nella fascia 0-3 anni). Si è lavorato molto sullo sviluppo della musicalità attraverso la voce, il respiro ed il corpo accompagnando gradualmente i bambini ad un’educazione formale sugli strumenti musicali e la disciplina orchestrale. La grande sfida è stata quella di adattare il repertorio al livello di preparazione di ogni singolo bambino in modo da poter creare un insieme orchestrale compatto. La scelta del repertorio risponde sempre a parametri di qualità e diversità di modo che i bambini e i ragazzi possano misurarsi con composizioni senza dover minimizzare o banalizzarne il contenuto. Nel 2016 avvenne l’incontro decisivo con Fano Jazz Network in occasione di un concerto tenutosi presso il Teatro di Cagli, durante il quale Adriano Pedini colse la valenza del progetto sostenendolo. La costituzione della nostra associazione musicale è stato quindi l’inizio di una proficua collaborazione che ha portato l’Orchestra Mosaico, formata oggi da circa 50 elementi tra i 7 e i 18 anni, ad esibirsi regolarmente nell’ambito di Fano Jazz By The Sea e altrove.

Come vede il futuro di questa numerosa e dinamica orchestra?
Sul futuro di questa orchestra le rispondo a nome di tutti i maestri coinvolti in questo progetto: ci piacerebbe che la Mosaico diventasse un propulsore importante per i ragazzi e bambini che in questa realtà imparano ad amare il mestiere del musicista e che con la musica d’insieme acquisiscono competenze e valori che arricchiscono le loro vite.  Nel futuro della nostra orchestra ci piacerebbe vedere più sostegno da parte delle amministrazioni ed istituzioni affinché questa diventi un’opportunità per i giovani; che sia uno strumento di diffusione della cultura jazz e non solo, un cantiere dell’apprendimento ed insegnamento musicale, un mezzo per coinvolgere famiglie, cittadinanza, tutti i promotori di cultura e politiche giovanili. Vediamo un’orchestra che può arricchirsi con scambi e connessioni con altre realtà musicali in Italia e, perché no, all’estero.

Isfar Sarabski
Foto di Andrea Rotili

Da seguire con attenzione il futuro del pianista di Baku, poco più che trentenne, Isfar Sarabski, autentica rivelazione della kermesse fanese che, accompagnato da un affiatato trio completato da Behruz Zeynal al tar, ha coinvolto il pubblico presentando brani tratti dall’album ‘Planet’ alternati ad una fusione di sonorità classiche, jazz e della tradizione azera, ora densa di lirismo ora foriera di balzi energici, da cui è emersa la profonda conoscenza e padronanza di Sarabski dell’imponente triade di linguaggi.

Eivind Aarset (foto Andrea Rotili)

Una garanzia per gli amanti del genere, ma non solo, il live dello scandinavo Eivind Aarset in quartetto con due batterie e basso oltre alla chitarra e all’elettronica, che ha saputo condurre con magnificenti progressioni, cambi di dinamiche e un’impeccabile tecnica di tutti i componenti del gruppo, nelle oniriche lande sonore, dal sapore vagamente lynchiano, di ‘Phantasmagoria, Or A Different Kind Of Jouney’, ultima fatica discografica di Aarset.
E dopo un falso allarme attentato, un nubifragio e una pandemia globale è stata scongiurata la cosiddetta “maledizione del pinguino”! Dopo tre tentativi falliti e tre anni trascorsi, finalmente i Go Go Penguin sono saliti sul palco di Fano Jazz By The Sea galvanizzando una Rocca Malatestiana pressoché sold out.
Eleonora Sole Travagli