Enrico Pieranunzi European Trio all’Università di Bologna

378
enrico pieranunzi
Enrico Pieranunzi European Trio a Bologna - foto Chiara Galloni

Laboratori delle Arti / Auditorium, Bologna, 16 maggio

La stagione musicale della Soffitta 2017, rassegna organizzata dal Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna e inaugurata in febbraio da un concerto del violinista Gabriele Pieranunzi, in duo con la pianista Giorgia Tomassi, si è conclusa circa tre mesi dopo con un appuntamento jazzistico del fratello maggiore del violinista stesso: Enrico Pieranunzi alla testa del suo recente European Trio. È singolare il fatto che nella pluridecennale rassegna universitaria sia stata questa la prima apparizione di un evento jazz, che ha peraltro ottenuto un’ottima risposta da parte del pubblico; tanto più singolare e assurdo se si pensa che in Italia l’Ateneo bolognese è stato il primo in assoluto a istituire un corso di Civiltà musicale afro americana.

Il pianista romano ha iniziato il concerto con propri brani: temi evocativi e autobiografici, dalle linee melodiche distese e suggestive, quasi ritorte su se stesse per diventare trampolino di lancio per le improvvisazioni collettive e individuali. Poi ha preferito addentrarsi nel vasto repertorio degli standard, dandone interpretazioni personali ed “europee”, come egli stesso ha affermato. Una versione di I hear a Rhapsody è approdata nella favolistica Some Day My Prince Will Come. A un Body and Soul vagamente pensoso e sospeso ha fatto seguito un Pannonica a tempo di valzer, per arrivare a chiudere la serata con il suo ormai famoso Fellini’s Waltz. L’esperienza pianistica di Pieranunzi ha condotto a evoluzioni rapsodiche che hanno saputo conciliare delicatezza ed energia, decantati e intimistici ripiegamenti poetici e più toniche impennate swinganti. Godibilissimi fra l’altro anche gli intermezzi verbali improvvisati, con cui il leader ha rievocato temi biografici, fornendo nel contempo divulgative informazioni sulla storia del jazz.

L’Enrico Pieranunzi European Trio, che ha già al suo attivo due cd, era completato dal coetaneo André Ceccarelli e dal più giovane Jasper Somsen, che singolarmente hanno avuto modo di collaborare con il pianista fin dagli anni Novanta, e che nel concerto in oggetto hanno contribuito fattivamente a dare forma e sostanza alla sua concezione estetica. Il batterista nizzardo si è confermato un maestro nell’uso delle spazzole, amministrando un drumming sensibilissimo ma capace di sfociare in improvvisi sussulti tellurici. Il contrabbassista olandese ha esposto un sound magro e nitido, sostenuto da un pizzicato selettivo, anche se all’occorrenza veloce e fiorito.

enrico pieranunzi european trio
Enrico Pieranunzi European Trio – foto Gabriella Sartini

 

In definitiva il concerto ha fornito un ottimo esempio di “The Art of the Trio”, cioè di un tipo di rapporto simbiotico e interattivo basato su codici condivisi, in particolare su una griglia armonico-ritmica che permette le declinazioni improvvisative dei singoli, di volta in volta tese comunque alla definizione di un unicum. Si tratta di una formazione, una concezione e una prassi classiche nella storia del jazz, ma in continua evoluzione, soggette a mille interpretazioni. Variando gli organici, si potrebbe estendere il concetto all’infinito, fino ad includere l’abnorme serie di incisioni “The Art of the Improv Trio” del sassofonista Ivo Perelman, edita negli ultimi due anni dalla Leo Records.     

Libero Farnè