Il Crosscurrents Trio al Bologna Jazz Festival

di Libero Farnè

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Crosscurrents Trio - Chris Potter
Chris Potter (foto di Giorgio Bianchi - Comune di Bologna)

Bologna, Unipol Auditorium, 8 novembre 2019

Aperto il 25 ottobre all’Unipol Auditorium con il trio di Fred Hersch, il Bologna Jazz Festival 2019 si concluderà il 26 novembre con il Pat Metheny Trio: un’estensione fin troppo dilatata e dispersiva per un festival, evento che dovrebbe focalizzare l’attenzione su una mirata dimensione programmatica, organizzativa e territoriale. Il secondo concerto all’Unipol Auditorium ha visto sul palco la formazione paritaria del Crosscurrents Trio, un super-trio già collaudato, con un cd alle spalle, che, come tante altre esperienze analoghe del passato, aggrega tre forti personalità, tre virtuosi, ognuno dei quali con una propria imponente storia musicale alle spalle: il contrabbassista inglese Dave Holland, il più anziano dei tre, il sassofonista americano Chris Potter, di venticinque anni più giovane, e l’indiano Zakir Hussain, sessantottenne, alle tabla e percussioni.

Dave Holland (foto di Giorgio Bianchi - Comune di Bologna)
Dave Holland (foto di Giorgio Bianchi – Comune di Bologna)

I brani in repertorio, scritti dall’uno o dall’altro dei tre comprimari, sono parsi tutti perfettamente strutturati, preordinati negli spunti tematici, negli sviluppi, negli stop che hanno separato gli interventi solistici, nelle serrate chase, nelle canoniche conclusioni. Il procedere del concerto ha messo in campo un incontro fra due culture, delle quali quella indiana è sembrata la più vincolante e determinante; si è avuta cioè l’impressione che sia stato l’irresistibile mondo musicale di Hussain, con le sue metriche, la sua conduzione ritmica, il suo spettro armonico e timbrico, a indirizzare il discorso complessivo, partendo dall’impianto dei temi stessi.

Zakir Hussain (foto di Giorgio Bianchi - Comune di Bologna) - Crosscurrents Trio
Zakir Hussain (foto di Giorgio Bianchi – Comune di Bologna)

La classe dei due jazzisti non ha fatto fatica ad adeguarsi ai condizionamenti del titolato partner: condizionamenti per altro acquisiti, studiati e condivisi, tanto da poterli trasformare in opportunità, sviluppandoli con una cangiante varietà di idee e con un’opulenta ricchezza di pronunce. Sempre sontuoso è risultato il pizzicato di Holland, ampio e risonante; sicuro e rassicurante il suo drive, anche se certo meno nervoso e innovativo rispetto ad alcuni decenni fa.

Crosscurrents Trio (foto di Giorgio Bianchi – Comune di Bologna)

Strepitoso comunque un suo assolo nella parte centrale del concerto. Il fraseggio di Potter si è articolato con una determinazione razionale e visionaria al tempo stesso: staccato, puntuto e spigoloso al soprano, ha lasciato il posto ad un eloquio più inventivo e narrativo al tenore. In apertura del brano conclusivo non poteva mancare una lunga esibizione di Hussain, un assolo non solo dimostrativo, ma costruito in un organico crescendo, che ha incluso anche un paio di veloci citazioni tematiche, strizzando l’occhio ad altri generi musicali.

Libero Farnè