Chick Corea Akoustic Band

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Chick Corea Akoustic Band, foto Luca Brunetti

Firenze, Piazza Santissima Annunziata, 23 luglio

 Il trio è la dimensione in cui Chick Corea esprime al meglio il suo magistero strumentale e compositivo. Questo assunto è stato confermato appieno dal concerto fiorentino tenuto dal pianista con la riedizione dell’Akoustic Band, evento promosso da PRG in collaborazione con Ponderosa e inserito nell’ambito del MusArt Festival.

Riannodando i fili di un discorso mai interrotto con i fidi partner John Patitucci e Dave Weckl, per un’ora e mezzo abbondante Corea ha proposto un programma comprendente composizioni proprie (sia note che nuove), dinamici arrangiamenti di standards e perfino riletture di pagine classiche, toccando idealmente varie tappe del suo sfaccettato percorso artistico.

Corea, Patitucci e Weckl, foto Luca Brunetti

Tratta da «Akoustic Band» del 1989, Morning Sprite restituisce equilibri intatti. Il tocco scintillante, le ricche frasi nitidamente articolate, le sfumature latine assorbite in gioventù nelle collaborazioni con Willie Bobo e Mongo Santamaria, il palpitante piglio ritmico di Corea trovano corrispondenza e complementarietà nell’approccio di Patitucci al contrabbasso: suono corposo, cavata impressionante, fraseggio fluido, plastiche invenzioni melodiche, continua disponibilità al dialogo. Per parte sua Weckl – spesso frettolosamente collocato da certa critica nel novero dei pirotecnici batteristi fusion – conferma di possedere una non comune capacità di articolare il percorso ritmico con varietà di soluzioni e una capiente gamma dinamica. L’interazione fra i tre tocca un vertice espressivo in Lifeline. Qui prevale l’azione paritetica del trio ed emergono sia la potente e scattante linea tematica (doppiata dal contrabbasso) sia gli sferzanti contrafforti ritmici di Corea, che ha saputo tradurre in termini jazzistici la lezione dell’amato Béla Bartók.

Quanto agli standards, gli arrangiamenti donano una nuova veste a pagine fruste. Esempi? Una That Old Feeling esplorata nei risvolti armonici dal piano in un’introduzione solistica e poi trasportata su un tempo medio e innervata da elementi latini. Una You And The Night And The Music analizzata minuziosamente nelle implicazioni tematiche e poi provvista di una sezione su un brillante up tempo. La ellingtoniana Sophisticated Lady parafrasata nelle sue cellule melodiche, accarezzata da un sottile gioco di spazzole e arricchita nel finale da uno squisito assolo di basso con l’arco.

Chick Corea, foto Luca Brunetti

Corea si ritaglia anche uno spazio per una libera improvvisazione, essenzialmente giocata sulla manipolazione della cordiera del piano, che evoca idealmente i due volumi di «Piano Improvisations» del 1971 e le sperimentazioni condotte prima in trio con Dave Holland e Barry Altschul, e poi nel quartetto Circle con Anthony Braxton.

Nel trattamento dei materiali classici Corea riversa tutto il suo amore per la Spagna. Introdotto fedelmente dal solo piano e poi trasposto in una versione jazzistica per trio, l’Allegro dalla Sonata K9/L413 in Re minore di Domenico Scarlatti mette in evidenza tanto le qualità di improvvisatore del compositore napoletano, quanto quegli elementi latenti – di matrice moresca e subsahariana – che aveva assorbito durante il suo lungo soggiorno spagnolo. Una pagina delicata, già affrontata da Corea nel duo con lo specialista di banjo Béla Fleck.

La sua composizione forse più celebre, Spain, era preceduta (nella versione del 1972 presente nel primo album eponimo dei Return To Forever) da una breve introduzione al piano elettrico Fender Rhodes in cui si enunciava e poi parafrasava il tema del Concierto de Aranjuez di Joaquín Rodrigo. Per l’acclamato bis Corea ha preferito attenersi quasi alla lettera al dettato originale di Rodrigo, aggiungendo solo alcune ornamentazioni, per poi procedere col trio a una versione più rimuginata, meno effervescente di Spain, terminata col vezzo (molto americano) di dettare frammenti del tema perché una parte del pubblico li ricantasse in coro. Bazzecole, quisquilie (per citare il grande Totò) che certo non inficiano né la qualità della musica proposta, né la prestazione di musicisti di tale e tanta statura.

Enzo Boddi

Corea, Patitucci e Weckl, foto Luca Brunetti