Charles McPherson Quartet – 51° Festival Internazionale del Jazz della Spezia – 23 luglio 2019

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Charles McPherso

Dopo la recente tournèe iberica recensita nel novembre dell’anno scorso su questa rubrica nella tappa di Saragozza, Charles McPherson fa il proprio ritorno in Italia dopo un lungo periodo di assenza, non essendo egli appartenente ad alcuna agenzia del nostro Paese. Lo fa a La Spezia grazie all’invito del pianista e Direttore artistico Antonio Ciacca, a lungo residente a New York a stretto contatto con molti maestri d’oltreoceano, bravo ad intercettarlo durante il tour estivo dedicato alla celebrazione del suo ottantesimo compleanno.

Charles McPherson e Bruce Barth
Charles McPherson e Bruce Barth
Mark Hodgson
Mark Hodgson
Charles McPherson Quartet – Stephen Keogh
Stephen Keogh

Il quartetto è formato dal pianista californiano Bruce Barth, cresciuto negli anni 80’ nella Living Time Orchestra di George Russell e protagonista di un’ottima carriera da leader, dal bassista britannico Mark Hodgson e dal batterista irlandese Stephen Keogh, gli storici sodali delle apparizioni europee del sassofonista di Detroit, cresciuto sotto l’egida di Barry Harris e divenuto a vent’anni uno dei membri stabili delle formazioni di Mingus. Il concerto si è aperto con l’interpretazione di brani appartenenti al grande songbook americano con What Is This Thing Called Love di Cole Porter e Nature Boy di Nat King Cole, quest’ultima vero e proprio cavallo di battaglia del quartetto. Il gruppo suona un bebop che non ha perso la portata rivoluzionaria delle origini, una musica dall’energia strabordante e dal grande impatto live, in alcuni passaggi molto vicina alla poetica dell’ultimo Art Pepper. Pregevoli gli interventi solistici di Barth e altrettanto l’accompagnamento serrato di Keogh, già protagonista agli esordi in “Tribute To ‘Trane” di Alan Skidmore, uno dei dischi del jazz inglese più riusciti degli ultimi trent’anni.

Bruce Barth
Bruce Barth
Charles McPherson Quartet
Charles McPherson Quartet

Successivamente si sono susseguite le ballad Jumpin’ Jazz e A Tear and a Smile, intramezzate da una vibrante Cherokee. Nonostante ricorresse anche il quarantennale della scomparsa di Charles Mingus, non è stato suonato alcun brano del bassista di Nogales, mentre è stato eseguita una delicata versione di Off Minor di Thelonious Monk. Il concerto si è concluso sulle note di Happy Birthday suonata a sorpresa da Antonio Ciacca, intervenuto sul palco prima del canonico bis finale.

Francesco Spezia