Brad Mehldau, il Rinascimento del trio

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Pisa, Giardino Scotto

12 luglio

Rhythm & Meaning è il titolo dell’edizione 2023 di Pisa Jazz Rebirth, curata dall’Associazione Ex Wide con la direzione artistica di Francesco Mariotti. Ritmo e significato, appunto, hanno abbondantemente contraddistinto l’esibizione del trio di Brad Mehldau, svoltasi nella splendida cornice del Giardino Scotto. Superati anche alcuni problemi di salute, il pianista di Jacksonville sembra aver riacquistato pienamente smalto creativo e lucidità di intuizioni, abbinati all’inconfondibile, brillantissima tecnica. La solidità dell’intesa maturata con due maestri quali il contrabbassista Larry Grenadier e il batterista Jeff Ballard gli permette di esplorare vasti territori, quasi fosse esponente di un novello Rinascimento, attraverso la dimensione a lui congeniale del piano trio.

Il tocco cristallino anche nei fraseggi più frenetici, la capacità di costruire nitide linee contrappuntistiche attraverso l’efficace interazione – e interdipendenza – delle due mani (frutto della sua rigorosa preparazione classica) si evidenziano già nel trattamento di Satellite di John Coltrane. In questo contesto Mehldau sviluppa da par suo quelle cortine di suono – sheets of sound, chiave di volta della poetica del sassofonista – nell’alveo del fluido swing generato da Grenadier e Ballard. Frasi guizzanti, ingegnosamente concatenate, si succedono in un meccanismo ad orologeria, sostenute da puntuali accordi di appoggio, per poi sfociare verso la conclusione in un fitto scambio di quattro battute.

Vale comunque la pena di sottolineare l’apporto paritario dei colleghi, entrambi portatori di una ricca gamma dinamica. Ballard eccelle tanto negli accenti finissimi e nello swing agilissimo sottilmente scanditi sul piatto ride, quanto nel gioco di incastri ritmici che caratterizza brani originali come Spiral e Into The City. Qui si apprezza la sua abilità nel costruire figurazioni poliritmiche tra charleston, tom, rullante e piatto crash. Senza poi dimenticare, ovviamente, la sua naturale propensione per il groove: pulsante, sanguigno e incisivo.

Per parte sua, Grenadier funge da equilibratore, da vero e proprio ago della bilancia nell’azione del trio. Spiccano la sua inclinazione per il dialogo, l’acume nell’inserire sempre frasi essenziali ma pregnanti nello sviluppo della dialettica con i compagni, la sensibilità melodica. Ne fornisce ampia dimostrazione nelle line avvolgenti, quasi cantabili, che alimentano Seymour Reads The Constitution e nel superbo assolo incastonato come una gemma nel tessuto di All The Things You Are.

Lo storico standard di Jerome Kern costituisce un esempio paradigmatico di come si possa intervenire creativamente su una pagina della tradizione. Si tratta di un’arguta parafrasi fatta di allusioni all’impianto armonico e di fugaci accenni ai frammenti del tema. La introduce il solo piano con figure di basso sul registro grave e la alimentano delle linee contrappuntistiche dal sapore bachiano.

Sempre in tema di rapporto con la tradizione, da segnalare il trattamento della ballad Alfie di Burt Bacharach: la lucente melodia viene affrontata e sviluppata con frasi in staccato, tornite e forgiate con certosina meticolosità, sottolineate dal morbido incedere delle spazzole e dalle punteggiature spartane, ma sempre pertinenti, del contrabbasso.

Sfiorando l’ovvietà, si può trarre la seguente conclusione: siamo al cospetto di un piano trio che ha degnamente raccolto l’eredità di Bill Evans, proiettandola nella contemporaneità.

Enzo Boddi

Foto di Paolo Caivano, cortesia di Pisa Jazz Rebirth