Bologna Jazz Festival 2017 I maestri: Rava, Konitz, Monk

381
Bologna Jazz Festival
Bologna Jazz Festival 2017 Rava, Herbert e Guidi Foto di Daniele Franchi

Bologna Jazz Festival, varie sedi, 26 ottobre – 19 novembre.

Tutto sommato non è impossibile sintetizzare in pochi appunti mirati il Bologna Jazz Festival 2017, anche se l’evento annuale, fra concerti in teatro e in club, laboratori al Conservatorio e progetti di carattere sociale, ha ampliato sempre più la rete delle sue collaborazioni ed ha esteso la diffusione territoriale, toccando in quasi un mese di programmazione località delle tre province di Bologna, Ferrara e Modena. Questa prima parte della recensione si concentra su protagonisti che hanno contribuito a scrivere la storia del jazz, due dei quali ancora in piena attività, mentre la seconda privilegerà gli esponenti dell’attualità jazzistica.    

Bologna Jazz Festival
Bologna Jazz Festival 2017 Enrico Rava Foto Daniele Franchi

 

Voglia di rinnovarsi, di rischiare, di sperimentare. È bello che un maestro attempato e riconosciuto come Enrico Rava si metta in gioco misurandosi con l’elettronica di Matthew Herbert, oltre che con il discepolo Giovanni Guidi. Sta di fatto che l’interplay e l’improvvisazione sono d’obbligo in questo trio, dando esiti sempre diversi ogni sera. Al primo appuntamento in teatro del Bologna Jazz Festival la componente elettronica di Herbert è stata predominante, a tratti prevaricante, tra fruscii insinuanti e masse rumoristiche, frenetiche mitragliate un po’ risapute e soprattutto rielaborazioni in diretta delle frasi dei due partner. Particolarmente in sintonia con lo stregone dell’elettronica si sono inseriti la timbrica e il fraseggio cangiante di Guidi, mentre il flicorno di Rava ha dato corpo a interventi melodicamente più anomali ed eccentrici rispetto alle cadenze e alle atmosfere prevalenti.

 

Bologna Jazz Festival
Bologna Jazz Festival 2017 Lee Konitz Quartet Unipol Auditorium Foto di Daniele Franchi

Da un maestro europeo a un protagonista americano della storia del jazz. L’incorruttibile Lee Konitz in ottobre ha compiuto novant’anni, ma si è sottoposto a un tour massacrante come se fosse una nuova stella sulla cresta dell’onda. Quando lo ascoltai per la prima volta nel 1968, quasi mezzo secolo fa, si aveva già la precisa consapevolezza di trovarsi di fronte a un caposcuola assoluto, che dalla fine degli anni Quaranta in poi si era imposto come l’anti-Parker per eccellenza.

Oggi Konitz è ancora se stesso, e non potrebbe essere altrimenti, pur prosciugando la sua pronuncia fino all’essenziale. Sui tempi lenti di brani propri e di standard – più del Bop che del Cool – all’Unipol Auditorium ha privilegiato il registro medio del contralto, con un eloquio divagante, ebbro, sornione, come racchiuso in un sogno, evitando spericolati abbellimenti. Il sapiente uso delle pause della respirazione ha conferito uno swing cadenzato e calmo. Al canto ha dimostrato le stesse caratteristiche, esibendosi anche in un simpatico duo vocale con il bravo pianista Dan Tepfer. Il quartetto era completato dai funzionali Jeremy Stratton al contrabbasso e George Schuller alla batteria.

Bologna Jazz Festival 2017 Lee Konitz Quartet Unipol Auditorium Foto di Daniele Franchi
Bologna Jazz Festival 2017 Lee Konitz Quartet Unipol Auditorium Foto di Daniele Franchi

 

Un omaggio che il Bologna Jazz Festival 2017 non ha voluto dimenticare è stato quello a Thelonious Monk nel centenario della sua nascita. Lo spettacolo 4 by Monk by 4 non solo ha confermato che il mondo compositivo e pianistico monkiano costituisce un patrimonio di valore assoluto e unico, un modello imprescindibile per tutti i pianisti venuti dopo di lui, ma ha anche dimostrato come esso sia materiale disponibile ad approcci interpretativi sempre diversi, a mille differenti sfumature armoniche, ritmiche e dinamiche.

A questo hanno mirato le rivisitazioni dei brani monkiani, in solo o in una ubriacante girandola di duetti, da parte di quattro pianisti di età ed esperienze diverse: Kenny Barron, Dado Moroni, Danny Grissett e Cyrus Chestnut. Tutti all’altezza della situazione e rodati da precedenti incontri, al Teatro Duse hanno profuso intrecci carichi di swing, verve e buon gusto. Una nota di merito va attribuita a Barron per l’eleganza imperturbabile dei suoi interventi e a Moroni per l’insinuante mobilità armonica.  

Libero Farnè

 

Bologna Jazz Festival 2017 4 by Monk, teatro Duse Foto di Daniele Franchi
Bologna Jazz Festival 2017 4 by Monk, teatro Duse Foto di Daniele Franchi

 

Bologna Jazz Festival 2017 4 by Monk, teatro Duse Foto di Daniele Franchi
Bologna Jazz Festival 2017 4 by Monk, teatro Duse Foto di Daniele Franchi