Bill Frisell Trio – Piacenza Jazz Fest – 24/02/2019

354

La sedicesima edizione del Piacenza Jazzfest apre col botto offrendo un prezioso doppio appuntamento sotto l’egida di Bill Frisell.

Sabato 23 si è potuto assistere alla proiezione del film “Bill Frisell: a portrait” di Emma Franz, per la prima volta mostrato con i sottotitoli italiani, preparati espressamente per questa occasione dalla regista. Uscito nel 2017 con largo consenso nei più importanti festival statunitensi esso traccia un delicato ritratto di un musicista iconico quanto antidivo per eccellenza, il cui sorriso gioioso ammalia dal primo istante e pare uno specchio della sua musica. Fitto di interviste a musicisti quali Jim Hall, John Zorn, Paul Simon, Nels Cline, Mike Gibbs, Jack DeJohnette, Ron Carter, Joey Baron, John Abercombie esso ricostruisce la carriera di Frisell, passando attraverso testimonianze e filmati di performance tra cui l’ultimo concerto del Paul Motian Trio ed una esibizione con orchestra sinfonica condotta da Mike Gibbs in compagnia di Joey Baron, altro innovatore dello strumento quanto Frisell. Ne esce il ritratto di un musicista che è tra i pochi nel panorama attuale ad avere sviluppato un suono personale ed inconfondibile, arricchito dalla capacità di adattarsi ai più svariati contesti dando un contributo prezioso quanto quello che lo stesso Frisell attribuisce ad un maestro come Jim Hall.

Il giorno dopo invece per l’unica data italiana del breve tour europeo del trio sono andati rapidamente esauriti tutti i biglietti disponibili allo Spazio Rotative del quotidiano piacentino Libertà e parecchi fans anche giunti da lontano sono purtroppo rimasti fuori dai cancelli, ad ulteriore riprova del grande interesse suscitato da questo evento.

Il trio era composto da Tony Sherr al basso elettrico e Kenny Wollesen, già protagonisti con Frisell di “Guitar in the Space Age”, uno dei dischi più importanti dell’ultimo decennio per la chitarra jazz. Ha aperto con un lungo brano nel quale in un lentissimo crescendo si innestano giri armonici dal sapore ipnotico e la musica si snoda senza interruzioni in un susseguirsi di frammenti di brani nei quali echeggiano diverse atmosfere, dal western a melodie più rilassate e cantabili, in una sorta di stream of consciousness resa possibile dal forte interplay dei musicisti, sempre intenti a scrutarsi per intuire le direzioni dei compagni. Tony Scherr ha dato una profondità inusitata al fraseggio sempre affascinante e ricco di Frisell, il suo ruolo è solo apparentemente secondario e non inferiore a quello del fantasioso batterista.

A questa lunga ed affascinante suite è seguita una seconda parte di concerto basata su brani celebri e facilmente riconoscibili dal pubblico, aperta da Going out Of My Head, il brano R’n’B di Teddy Randazzo di cui rimane celebre la versione di Sergio Mendes & Brasil ’66, e che si è chiusa con un altro cavallo di battaglia di Frisell quale In My Life dall’album “Rubber Soul” del Beatles che ha infiammato il pubblico.

 

Frisell ha dato una nota di colore portando sul palco alcuni pupazzi colorati e scherzando con il pubblico nella imitazione della voce di uno di essi.

Le standing ovation alla fine del concerto hanno richiamato ben due volte i musicisti sul palco nell’entusiasmo e piacere di artisti e pubblico.

Non poteva quindi partire meglio questo festival, che con il suo cartellone esuberante riporta Piacenza ai vertici dei festival nazionali.

Giancarlo Spezia