Bergamo Jazz, 24 marzo 2018 seconda parte

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Louis Sclavis e Vincent Courtois, Accademia Carrara, Bergamo Jazz 2018
Louis Sclavis e Vincent Courtois, Accademia Carrara, Bergamo Jazz 2018

Bergamo Jazz, 24 marzo 2018, varie sedi Bergamo – seconda parte

La terza giornata di Bergamo Jazz ha offerto una ricca gamma di proposte, incentrate essenzialmente su tre temi: l’approccio europeo all’improvvisazione; nuove tendenze del jazz americano; linguaggio jazzistico e patrimonio culturale latino.

Nella splendida cornice dell’Accademia Carrara Louis Sclavis (ai clarinetti basso e in Si bemolle) e Vincent Courtois (al violoncello) si sono confermati titolari di una cifra stilistica ed espressiva radicata nella cultura europea, che permette loro di praticare forme d‘improvvisazione totalmente svincolate da referenti afroamericani. La loro lucida interazione attinge a fonti disparate che finiscono per formare un insieme omogeneo: contrappunti che riecheggiano il Barocco; melodie dalla configurazione sinuosa e dolente, che evocano la musica rinascimentale; vivaci progressioni riconducibili alle danze popolari; passaggi puntillistici di gusto postweberniano; progressioni swinganti in cui si coglie – debitamente camuffato – lo spirito di Eric Dolphy. La loro dialettica produce contrasti timbrici e unisoni suggestivi, linee guizzanti e vertiginose, bordoni e figure ritmiche capaci (ora il clarinetto basso con la respirazione circolare, ora il cello con archettati ronzanti e pizzicato vivaci).

Louis Sclavis e Vincent Courtois, Accademia Carrara, Bergamo Jazz 2018
Louis Sclavis e Vincent Courtois, Accademia Carrara, Bergamo Jazz 2018

Divenuta in pochi anni una delle figure più rappresentative del bassismo moderno, Linda May Han Oh – ospite dell’Auditorium della Libertà alla testa di un proprio quartetto – ha dimostrato di possedere le carte in regola anche come compositrice. Dalla sua penna scaturiscono temi meticolosamente congegnati spesso affidati al connubio tra sax contralto (Greg Ward) e chitarra (Matthew Stevens), che generano intrecci e impasti timbrici a volte arricchiti dagli unisoni vocali della stessa Linda. I temi si snodano sulle linee articolate tracciate ora dal contrabbasso, ora dal basso elettrico. Linee fluide, dal disegno scattante, elaborate con cavata sciolta e suono denso, corposo. Prevale comunque il senso del collettivo, cui contribuiscono Ward con un fraseggio senza fronzoli, Stevens con un suono appuntito, privo di distorsione e il batterista Arthur Hnatek con figurazioni circolari che garantiscono al tempo stesso contrasto efficace e movimento continuo.

Linda May Han Oh Quartet, Bergamo Jazz 2018
Linda May Han Oh Quartet, Bergamo Jazz 2018
Linda May Han Oh, Bergamo Jazz 2018
Linda May Han Oh, Bergamo Jazz 2018

Il doppio set serale al Teatro Creberg ha richiamato l’attenzione su aspetti differenti del mondo latino. Quello tra Chucho Valdés e Gonzalo Rubalcaba è un incontro-scontro tra due giganti del virtuosismo, che – oltre alla conoscenza del vocabolario jazzistico – vi riversano il ricchissimo patrimonio poliritmico e melodico della natia Cuba. I due sono accomunati da un’intesa telepatica che li mette in condizione di scambiarsi continuamente impulsi e segnali in una sorta di simbolico passaggio – anche generazionale – del testimone. In tale contesto Rubalcaba sciorina un fraseggio torrenziale, quasi debordante, fin troppo incline al lavoro di cesello e rifinitura. Per parte sua Valdés – per quanto non immune dall’amore per gli abbellimenti – oppone un tocco molto percussivo, intimamente e atavicamente africano, a tratti vicino alla poetica di McCoy Tyner. Paradossalmente, l’unico limite dell’operazione risiede proprio nella scintillante esibizione di tecnica e nella predisposizione per le ornamentazioni, che finiscono per caricare l’esibizione dei due fuoriclasse di orpelli paragonabili alla ricchezza eccessiva di certa arte barocca.

Il duo Chuco Valdes/Gonzalo Rubalcaba, Creberg, Bergamo Jazz 2018
Il duo Chuco Valdes/Gonzalo Rubalcaba, Creberg, Bergamo Jazz 2018
Il duo Chuco Valdes/Gonzalo Rubalcaba, Creberg, Bergamo Jazz 2018

Fortemente radicato in una tradizione jazzistica in cui si possono citare come punti di riferimento Bud Powell, Red Garland, Wynton Kelly e Chick Corea, il pianismo di Chano Domínguez rivela appieno il proprio potenziale laddove questo bagaglio si integra – sul terreno comune della modalità – con il retroterra iberico, segnatamente andaluso (Domínguez è di Cadice) e quindi impregnato di flamenco e cante jondo. Ciò si riflette tanto negli originali quanto nel personale trattamento di Freddie Freeloader, blues tratto dallo storico «Kind Of Blue» di Miles Davis, e nella versione di Gracias a la vida di Violeta Parra. Si apprezzano la fluidità e la concisione delle sue improvvisazioni, il gioco efficace della mano sinistra e la nitidezza di tocco, oltre alla feconda interazione con Horacio Fumero (cb.) e David Xirgu (batt.).

Enzo Boddi

Fotografie di Luciano Rossetti

Chano Domínguez, trio,  teatro Creberg,  Bergamo Jazz 2018
Chano Domínguez trio, teatro Creberg, Bergamo Jazz 2018
Chano Dominguez, teatro Creberg,  Bergamo Jazz 2018
Chano Dominguez, teatro Creberg, Bergamo Jazz 2018