Avishai Cohen Trio – Stresa Festival – 16 luglio 2019

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Avishai Cohen
Portrait of Avishai Cohen. Photo: Andreas Terlaak

Si è aperta a Verbania l’ottava edizione della serie di concerti che lo Stresa Festival dedica alla musica jazz, prologo della celebre stagione concertistica rivolta agli amanti della classica. Quest’anno è toccato al trio di Avishai Cohen, contrabbassista israeliano da tempo residente a New York, impegnato in un tour estivo europeo per presentare Arvoles, l’ultima fatica discografica registrata fra il febbraio e il marzo di quest’anno e di recentissima stampa (RazDaz Recordz).

Avishai Cohen
foto: Andreas Terlaak

Un progetto che, come fu un anno fa per il concerto di Shai Maestro, vuole mettere a fuoco le peculiarità del nuovo yddish jazz, musicalmente distante dalla celebrata estetica zorniana e più svincolato, almeno sulla carta, dalla tradizione popolare ebraica. Nel disco così come nella performance live l’unico brano tradizionale è rappresentato dalla title track, mentre i restanti portano tutti la firma di Cohen.

Come affermato dallo stesso contrabbassista l’intento è quello di produrre una musica gioiosa, dinamica e coinvolgente. L’energia viene sprigionata ogni volta nell’esecuzione di temi allo stesso tempo evocativi e frenetici e viene convogliata nello sviluppo dei brani nelle parti solistiche riservate ai tre. Questa struttura, vicina alle idee di Esbjörn Svensson, ormai considerabile a tutti gli effetti un caposcuola, mette su un piedistallo l’infallibile tecnica al contrabbasso di Cohen, impegnato a indagare le molteplici sonorità del proprio strumento, attraverso il pizzicato, l’uso dell’archetto e altre tecniche, senza mai sfociare nell’informale.

Avishai Cohen

Una nota di merito spetta ai due compagni di viaggio: il pianista azero Elchin Shirinov, dotato di una formidabile preparazione accademica, è spesso l’elemento propulsivo attraverso la ripetizione implacabile di piccole cellule sonore sulle quali si innesta il potente fraseggio di Cohen, supportato dalla batteria di Noam David, suo compagno musicale sin dai tempi del liceo.

Il volume e l’intensità della musica raggiungono il proprio apice nel brano finale, reso esplosivo grazie ad uno dei pochi momenti in cui David prende la scena ai colleghi. L’entusiasmo del pubblico richiama sul palco il gruppo, che concede un doppio bis nell’ovazione generale. Si chiude così un concerto che ha saputo accontentare più palati, consegnando una nitida fotografia del trio jazz contemporaneo. Saranno rimasti  delusi coloro che speravano di sentire qualcosa di diverso dal disco: questa volta l’improvvisazione del repertorio e della struttura dei brani non erano contemplate.

Francesco Spezia

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