Archie Shepp Quartet guest Marion Rampal – Torino Jazz Festival – Officina Grandi Riparazioni, 26 aprile 2018
Il Leone ruggisce ancora. Archie Shepp firma una prova maiuscola a Torino
Archie Shepp si è presentato a Torino per l’unica data italiana del suo nuovo gruppo ed erano diversi anni che non si vedeva nel nostro paese. Questo mostro sacro del jazz vanta ormai ottanta primavere sulle spalle ma pare proprio non accusarle. L’istrionico musicista pioniere del free jazz, che durante la sua carriera ha sempre saputo inserirsi in differenti situazioni portando il contributo di una voce strumentale assolutamente personale, ha risposto da carismatico leader alle aspettative del pubblico con uno spettacolo privo di incertezze, punti deboli o momenti di stanchezza.
Accompagnato da Carl Henri Morisset al pianoforte, Matyas Szandai al contrabbasso, Stephen McCraven alla batteria e Marion Rampal alla voce, Shepp ha iniziato il concerto in maniera travolgente con un attacco rauco e violento, poi stemperato nel suono graffiante e lirico nel medesimo istante come solo lui sa fare, arricchito da un vibrato che si apre a mille sfumature e che porta in se continui richiami ai grandi maestri come Charlie Parker e Sidney Bechet. Stupefacente l’energia declamatoria di Shepp dispiegata con lunghi assoli, sospinto da un ritmica fresca ed incisiva dominata da uno Stephen McCraven davvero implacabile ed in grande sintonia con il leader.
Nella assoluta varietà di un concerto durato quasi due ore Shepp ha saputo mostrare anche il suo lato intimistico ove il suono diviene vellutato, soprattutto quando sul palco si è presentata la giovane cantante Marion Rampal, una ragazza dalla voce fresca e dall’estensione stupefacente, che giunge sui registri più alti con una facilità e naturalezza disarmanti. Un talento di cui sicuramente sentiremo parlare nel futuro. Con lei il sassofonista ha duettato in varie parti del concerto ora come suadente sottofondo e sottolineatura ora come interlocutore in affascinanti call’n’response.
Anche Shepp oltre al sax tenore e al soprano ha usato la propria potente voce che sa compenetrare blues con spiritual e che lo porrebbe comunque ai vertici di quei generi.
Uno spettacolo dove in un magmatico flusso sonoro è entrata tutta la storia della Black Music e che ha riaffermato la potenza e l’urlo ferito dei neri d’America, i fremiti del Bebop come l’impulso creativo dei maestri ancestrali, con una varietà di situazioni che si aprono a coda di pavone mostrando tutte le mille possibili ed imprevedibili sfaccettature di questa musica. Torino ha salutato con una lunga ovazione questo vecchio leone, tra i pochi al mondo in grado di offrire uno spettacolo così completo, intenso e coinvolgente.
Giancarlo Spezia
Fotografie di Francesco Spezia