ANDREA MANZONI TRIO AL BLUE NOTE DI MILANO

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Andrea Manzoni Trio

Blue Note Milano, 19 aprile 2015

Più che la presentazione dell’album, si può dire che è stata la presentazione della nuova formula di Andrea Manzoni. «Destination Under Construction» è già uscito da un anno buono, ma sono i sodali del pianista di Biella che cambiano: e anche la musica cambia. Manzoni ci tiene a sottolineare la sterzata, tanto da tornare a calcare uno dei palchi più ambiti in ambito musicale, quello del Blue Note di Milano dinanzi a un parterre più che consistente. Il bassista Laurent David e il batterista Eric Groleau sono presentati con orgoglio e la consueta passione che contraddistingue l’arte di Manzoni, che declina subito il suo verbo facendo confluire i suoi eccellenti compagni nei suoi suoni tanto limpidi quanto articolati e imperiosi. Apre con L.A. Sunset che scatena l’impeto muscolare di Groleau che ribatte, colpo su colpo, le variazioni armonico-melodiche del pianista, mentre David cuce con particolare dovizia il serrato dialogo tra i due. Destination Under Construction confluisce in Mad World dei Talk Talk (Orzabal e Smith), che sotto le dita di Manzoni scrocchia di fresco pur rimanendo attento a non perdere il canovaccio della linea melodica. Il giovane musicista piemontese (da qualche mese residente a Parigi) sciorina la sua riuscita opera discografica con piglio e determinazione, scambiandosi occhiate intense e costruttive con i compagni d’arte francesi: Always Stay Alive trasuda degli studi classici del leader, con l’intro ricca di volteggi e ricami lungo tutta la tastiera,  con il perfetto controllo del volume e delle dinamiche sottolineato dal periodare scuro e intenso dei tamburi di Groleau. L’assetto non cambia e il dialogo a tre voci si arricchisce delle incursioni solistiche delle corde metalliche gonfie e plastiche di David, che marca stretto il pianoforte (Natural Mutation, Synaptic Disconnection). Nel mezzo della performance c’è anche una piacevole sorpresa: la presenza in sala del soprano armeno Rosy Anoush, con la quale Manzoni è in tour in mezzo mondo, che viene invitata a eseguire un brano attinto dalla tradizione armena. Manzoni percuote il legno del pianoforte per punteggiare nella strofa la bella nenia intonata dalla maestosa, nitida voce della Anoush, e tocca i tasti per improvvisare sul refrain. Un cammeo riuscitissimo ed emozionante, che meglio spiega l’anima musicale di Manzoni: erudito architetto di suoni nuovi, di passioni e stimoli che affettano il tempo con la tagliente lama del futuro.

Alceste Ayroldi